mercoledì 19 marzo 2014

Nella tela del ragno


Come siamo arrivati fin qui?
Parlavamo di inclinazioni del gotico e siamo arrivati all'estetismo in un sol balzo.
Qualcuno lo ha sicuramente capito. Tutta colpa di Edgar Allan Poe e del suo Il ritratto ovale.


"Annie" dagherrotipo di Edgar Allan Poe, 1849.

Nelle sue foto-ritratto Edgar Allan Poe sembra sempre un po' disperato, non trovate? Beh, forse lo era. Sempre alle prese con problemi economici, con una giovane moglie deceduta troppo prematuramente e dopo un malattia difficile, un talento mai compreso fino in fondo fin quando in vita. Insomma, non proprio lo scrittore di successo che uno si aspetta.

Ma, come dice Oscar Wilde, si ha il diritto di giudicare un uomo dall'influenza che ha sui suoi amici - in questo caso modificherei con licenza poetica e sostituirei quel "amici" con "colleghi d'arte". Ed è innegabile che lui, Edgar Allan Poe, abbia avuto un'enorme influenza sui posteri, influenza che ha davvero creato nuove prospettive letterarie.

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Il problema di E. A. Poe al giorno d'oggi è che tutti gli adolescenti lo adorano. Ok, in verità i problemi sono due: uno è che tutti gli adolescenti lo adorano e l'altro è che le case editrici, sapendolo, pubblicano tomi e tomi a prezzi stracciati, in modo che quegli adolescenti possano comprarli e leggerli al loro solito modo: superficialmente e banalizzandone i contenuti, scartando troppe cose fondamentali e inneggiando solo quelle che stuzzicano la fantasia un po' horror, un po' punk del giovane moderno.
Quando poi quell'adolescente cresce, ricorda magari The raven senza, però, avere nell'orecchio la musicalità cristallina del verso, rivive la storia del Barile di Amontillado, con la crudele determinazione del protagonista che mura senza scrupoli l'amico colpevole di avergli fatto uno sgarbo innominato, senza ricordare che nel breve racconto più di una volta quello stesso assassino aveva dato la possibilità alla vittima di fuggire. Ricorda mille altre situazioni, vagamente, ed istintivamente le considera di valore, ma senza sapere esattamente apprezzarle.

Forse è proprio questa la causa per cui Poe viene ritenuto uno scrittore gotico: la lettura adolescenziale che se ne fa. In verità, a me sembra che ce ne siano davvero pochi di racconti che si possano definire gotici fino in fondo e anche in essi, il dubbio di aver davanti un racconto davvero gotico rimane. Lo abbiamo ben visto con Il ritratto ovale.

Edgar Allan Poe non era solo uno scrittore, diciamolo. Era una mente matematica, un amante della pura logica. Era anche un essere dotato di una vena lugubre, vuoi per inclinazione personale, vuoi per la sua storia, vuoi per l'influsso gotico del momento. Ma era anche un poeta, un crittografo, un enigmista, un giardiniere-paesagista, un viaggiatore, un inventore mancato, un investigatore, uno psicologo, un saggista e persino un umorista. Ridurlo a scrittore di racconti horror o, peggio, gotici è sicuramente ignorare la maggior parte della sua produzione.

Foto presa da Gina Goad su Pinterest
Produzione che io, in uno slancio di onestà, ammetto di non aver letto per intera. Dopo i primi due volumi e mezzo della sua opera completa (5 vol. scaricati da Project Gutenberg) mi sono rivolta ad altro, ma già da questa parziale lettura ho visto diramarsi davanti ai miei occhi una fitta ragnatela di generi e sottogeneri e lui, E. A. Poe, vi stava in mezzo, ammirando col suo sguardo malinconico tutta la vasta produzione aritstica germinata nel secolo successivo proprio dalla sua arte.

Ecco perché uno scrittore dell'horror è così importante per la nostra presente cultura letteraria e viene stampato e ristampato, anche se ormai solo gli adolescenti si fermano a leggiucchiarlo a mozzichi: perché lui, Edgar Allan Poe, é molto più di un semplice scrittore di storie di paura.



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