venerdì 30 maggio 2014

Tra pergole e pargoli



Gabriele D'Annunzio, Il piacere, 1889.


Foto ripresa da magicmoonlightfreeimages.

So far: la spada del rivale ha trafitto il nostro eroe ed ora, per recuparare la salute, si abbandona alla vita del convalescente nella casa di campagna della cugina. Qui, in solitari pensamenti ed elevazioni artistiche, si spurga delle passioni cittadine e incontra nuove conoscenze che aggiungono nuove melodie al suo orecchio.  Ma, ad un tratto, donna Maria Ferres arriva a far visita a Donna Francesca, la cugina di Andrea Sperelli. Donna Maria, colta, intelligente, un po' triste per un destino infelice, giunge con un marito insignificante e una figlia graziosa al seguito. Andrea Sperelli, naturalmente, se ne invaghisce.

Beh, sarebbe stato strano il contrario. La scenografia c'è tutta. Un mare in lontananza dagli accenti cangianti e centinaia di vele a solcarlo.

Degli anfratti dalle melodie magiche, quasi incantatrici, come in una favola:

Le cento fontane di villa D'Este. Immagine presa da www.tuscany-villas.it
Una bella dama a cui dichiararsi...
Insomma, tutto è perfetto. Se non fosse che, con la dama, arriva anche la figlia della dama, una bella bimba che assomiglia alla madre, ma che ha una perversa abilità: quella di capitare sempre a fagiuolo.

E così, passeggiando nei luoghi incantati, la dama trova i versi che l'esteta ha composto e trascritto ai piedi di una statua, in un luogo magico. Lei si china, lui aspetta con ansia il suo verdetto che non potrà essere negativo e che lo farà brillare agli occhi della signora. Ma, ecco la bambina, che graziosamente, ma diciamo anche insistentemente e un po' violentemente, salta addosso alla mamma chinata sui versi, le chiude gli occhi con le manine, la strattona quasi. Addio momento aulico. Il povero Sperelli inizia a guardare con sospetto alla piccola tiranna. Già prima aveva confessato a se stesso di esserne geloso, a causa di tutte le attenzioni che la dama focalizzava su di lei. Figurarsi ora!

Ma non è finita. Eccoli là, davanti alle fontanelle che cantano col loro getto ineguale. La bambina è finalmente corsa via. Lui, Sperelli, ha appena avuto l'ardire di confessare l'inconfessabile e attende fiducioso una reazione.
E la reazione?
Qual'è?
 
"Delfinaaaaaaa!!! (la bimba) Dove sei???".
OUTCH! Bella scusa per svicolare. Ma vabbè, stavolta non è proprio colpa dell'infante.
Se non fosse che poi i due si siedono mentre lei, la piccola, continua a scorrazzare qua e là. Lui ci riprova, con un tatto leggermente insistente. Cerca ancora sul volto di lei una risposta, un accenno che gli faccia presagire una corrispondenza di sentimenti. Forse, quelle labbra serrate e serie, forse quell'espressione contrita...
Ah, eccola di nuovo apparire, la bambina! Alle spalle, l'infida, afferra il viso della madre e quell'espressione che avrebbe dovuto rivelare al conte la natura dei turbamenti della dama si scioglie in risa sonore di allegria al gioco della pargola.

Non faccio fatica ad immaginare la faccia del conte. E quanto ho riso sotto i baffi pensando a lui, al pathos che cerca di costruire e a quanto basta poco per distruggerlo: una monellina vivace e anche un po' viziata e troppo amata.

E, naturalmente, la fine dell'episodio: loro silenziosi, che tornano a casa e, a occupare i loro pensieri in subbuglio, le chiacchiere infinite della bambina molesta che racconta storie senza senso, a raffica.

Bambina disegno, Conconi, Luigi. Ripreso da qui.
Ecco qua, siamo arrivati appena alla metà del secondo libro su un totale di quattro, e ce ne sarebbero ancora mille di cose da raccontare e mostrare. Ma io mi fermo qui. Altrimenti va a finire che il blog si trasforma davvero in un monumento al piacere.

Nel prossimo post una piccola considerazione sul nostro conte Sperelli e su Dorian Gray e poi decidiamo cosa leggerci, che dite?



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