venerdì 13 giugno 2014

Favole e vampiri



E dopo le Reading in Progress di D'Annunzio, diventa doveroso staccare un pochino per riprendere fiato, alleggerendoci l'animo con qualcosa di fresco e scoppiettante.

Ed eccoli arrivare, allora, i vampiri.

Avevo già in mente da un po' di tornarci sopra. Del resto, abbiamo letto Polidori e il suo The Vampyre, il capostipite. Sembra brutto ignorarlo completamente, non fosse altro per tutta la popolarità che ancora ha tra orde e orde di lettori di ogni età.

A dir la verità, al momento di aprire il romanzetto incriminato, non sapevo nemmeno che si trattasse di vampiri. Conoscevo l'autrice e questo mi bastava.

Holly Black. Immagine ripresa da strangeandfascinating.com
Holly Black, autrice di romanzi per young adult: fantasy urbano, favolette per ragazzi, chiamatele come vi pare.
Conobbi Holly Black un tardo pomeriggio londinese, in una biblioteca in chiusura. Ero al secondo piano di questa immensa biblioteca di quartiere e correvo verso l'uscita. Beh, correvo con calma, diciamo, perché non avevo ancora deciso cosa raziare dagli scaffali che mi corteggiavano da ogni lato. Vagavo facendo la vaga, soffermandomi con un'aria tipo: "Lo so che é tardi, ma devo proprio avere questo, o forse quest'altro?". E così, chinandomi su un basso scaffale, senza ormai reale speranza di portarmi a casa qualcosa, vidi questo:


Come si può resistere ad una simile copertina? Ora, questa è una pallida copia dell'oggetto che mi capitò tra le mani: il cartone in rilievo, il glitter, i colori pastello su un fondo scuro... e niente rosa o fuxia dominanti!

Lo presi al volo e lo lessi anche al volo e altrettanto al volo corsi in libreria a comprare lui e Valiant (2006), un altro romanzo della stessa autrice, sullo stesso stile. Per molto tempo, o per quello che a me sembrò molto tempo, attesi il terzo volume e, una volta lettolo, continuai ad attendere. Sfortunatamente, la serie di Racconti Moderni di Fate si esaurì con quel terzo volume, Ironside (2007). Ne sono usciti altri, di Holly Black, ma non mi hanno mai preso come questi tre e per questo mi ero un po' distaccata della sua produzione.

Ma per qualche strano caso della vita, qualche sera fa, speculando su quale direzione dare alle mie letture, mi è venuta la curiosità di andare a vedere cosa aveva combinato in questi anni d'abbandono lei, Holly Black. E mi sono ritrovata a comprare, senza pensarci troppo su, un romanzo dal titolo insulso, The coldest girl in Coldtown (2013), che tradotto suona: "La ragazza più fredda nella Città fredda". Orribile! Non ho nemmeno letto la trama. Quindi non sapevo che si parlasse di vampiri. Se lo avessi saputo, probabilmente, in tutta onestà, non l'avrei preso. Ormai non mi fido più dei prodotti vampireschi che girano al giorno d'oggi.
E avrei sbagliato.

Mentre buttavo giù delle considerazioni sul romanzo, mi sono resa conto che sono moltissime le cose degne di nota, tante che racchiuderle in un solo post sarebbe difficile.
Sarò schematica, allora. E siccome quella della sintesi non è la mia dote migliore, mettetevi comodi.

Cose che fanno di questa opera di vampiri una lettura piacevole e abbastanza originale:
  • La presa di distanza da tutta la produzione vampiresca contemporanea
Basta con questi vampiri che si credono troppo umani, romanticizzati fino al punto in cui diventano persino "buoni": non bevono più sangue umano, camminano alla luce del sole grazie a talismani o, peggio ancora, il sole non ha altro effetto su di loro che mostrare le trasparenze diafane della loro perfetta bellezza.
I vampiri sono cattivi, paurosi, ogni tanto anche pazzi e, soprattutto, hanno fame!
  •  La tecnologia moderna, la rete, i blog e il giornalismo d'assalto imperano
I vampiri si sono moltiplicati di recente, ma la società non è rimasta con le mani in mano. Città-lager in cui vampiri e contagiati vengono tenuti rinchiusi sorgono in giro per l'America nel tentativo di arginare l'infezione. Ma tra i lager e il mondo libero c'è comunicazione. E questo scambio mediatico usa proprio quei mezzi che un mondo perfettamente globalizzato mette a disposizione: miriadi di blog si scambiano informazioni tra il fuori e il dentro e altrettante telecamere filmano l'eterno sballo che si consuma all'interno della città proibita, distorcendo più o meno in buona fede la realtà dei fatti.
  •  Considerazioni filosofiche sui vampiri e sulla loro natura
Ok, questo potrebbe sembrare quasi un discorso sul sesso degli angeli. Ma se accettiamo la realtà parallela in cui i vampiri sono reali (vi ricordate il patto tacito?), anche questo potrebbe essere uno spunto più che accattivante. Cosa sono, allora, i vampiri?
Una volta si diceva che mascheravano l'impulso sessuale, che erano libertini e dongiovanni trasfigurati. Oggi, vista anche l'evoluzione del genere, l'autrice ed i suoi protagonisti si chiedono di nuovo: Cosa è il vampiro?
Qualcuno colpito da una malattia che lo trasfigura in un mostro?
Qualcuno posseduto da un demone malvagio assetato di sangue umano?
Oppure è uno stato in cui l'umanità del soggetto colpito viene potenziata esponenzialmente, fino a trasformare la persona in un essere talmente succube della sua stessa umanità che leggi morali e sociali, ossia categorie imposte dall'esterno, non riescono più ad arginare la sua reale essenza?

E poi ci sono i personaggi che non ricalcano i soliti schemi (bella da salvare, vampiro-eroe, amico-aiutante, etc.).
Ci sono anche delle scene che a me non hanno entusiasmato troppo, anche se a mente fredda ammetto che sono funzionali alla storia (simil avvinghiamenti di corpi), ma rispetto alle cose positive, questa sembra una piccola debolezza che magari non disturberà altri lettori.

E, per completare l'opera, anche in questo caso Holly Black riesce a trovare il modo di stupire col finale. Con un colpo di penna, ti tira fuori dalla borsetta un risvolto inaspettato, completamente in sintonia con lo sviluppo precedente della storia. Del resto, è questa una delle cose che mi piace di lei: riesce sempre a tirarti fuori il coniglio dal cappello.

Tuttavia, non c'è nulla da fare, è impossibile ricreare le sensazioni che i suoi primi romanzi trasmettevano; diciamo a sua discolpa che anche i suoi lavori successivi non mancano di ingegno. Il tutto su una solida base culturale e storica del genere, che non guasta mai. 
E a questo punto, prima di dileguarmi verso altre letture più o meno in tono, vorrei solo mettere in calce una postilla, chiamiamola avvertenza:

NON - LEGGETE - HOLLY - BLACK - IN - ITALIANO!

Questa è una di quelle cose che hanno a che vedere con i traduttori traditori, o forse con l'espressività di una lingua inimitabile in una lingua diversa. Purtroppo (o per fortuna) l'inglese è una lingua sintetica e questo lo dimostra non solo col fatto che le frasi più riuscite contino al massimo cinque parole, ma anche con l'immediatezza della parola stessa: quello che l'inglese medio riesce ad esprimere in un solo lemma, spesso un italiano medio rende con un giro di frase. Esempio? Cercando di tradurre per puro esercizio lessicale Tithe, il primo romanzo citato lassù, mi ritrovai nel giro di poche pagine ad aver a che fare con tre o quattro tipi diversi di sguardi: sguardo di lussuria, sguardo in tralice, sguardo fisso, e non ricordo quale altro. Ad ognuna di queste espressioni, che in italiano si  riesce a rendere solo con una bella frase, corrisponde un perfetto sostantivo inglese con il corrispettivo verbo, in grado di dire da solo tutto quanto.

Quando un traduttore di libri per ragazzi si ritrova a fare una traduzione per ragazzi, di certo non perde tempo ad inventarsi frasi e frasette che esprimano il concetto nel modo più leggero e, allo stesso tempo, più immediato possibile. Dovrebbe, lo so; ma di solito pensa che il giovane adulto non vuole bellezza, ma azione. Ne deriva una traduzione approssimativa che perde molte sfumature preziose e anche un po' della magia iniziale.
Senza contare che è vero, le frasi di Holly Black sono a tratti davvero risicate. In italiano questa brevità potrebbe diventare persino fastidiosa. Quindi, se potete e se vi va, Holly Black va letta in inglese.

Ecco, ora ho proprio finito. Beh, forse non ho detto proprio tutto, ma magari aggiungerò altro al prossimo libro di Holly Black che salterà fuori.


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2 commenti:

  1. Holly Black è la stessa di Spiderwick, se non sbaglio. Tithe e The coldest girl in Coldtown sono romanzi a sé stanti?

    Se l'inglese non è difficile, magari ci faccio un pensiero. I libri per ragazzi mi piacciono molto. Ho letto di recente, in italiano però, Cacciatori di tesori di James Patterson e in inglese Deadwether and Sunrise, un piratesco fantastico di Geoff Rodkey, ben fatto, tanto che ho preso il seguito.

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  2. Sì, è proprio quella di Spiderwick. La conosci? (immaginati adesso una faccetta sorpresa che ti guarda meravigliata).

    Tithe è il primo di tre del ciclo delle favole moderne di fate: Tithe, appunto, Valiant e Ironside. Di quel ciclo, a me è piaciuto molto Valiant. Ma poi tutti e tre sono meritevoli. Naturalmente, leggerli in ordine è meglio, o almeno sarebbe meglio leggere prima Tithe e poi Ironside, che sono quelli che hanno a che vedere con gli stessi personaggi. The coldest girl in Coldtown, invece, credo che sia un singolo, almeno per ora.

    L'inglese... non mi sembra difficile. Sono andata a rileggermi l'ultima pagina della ragazza fredda e mi sembra fattibile per uno che legge pirateschi. Oddio, non che io sappia come siano i pirateschi, non credo sia il mio genere, anche se... mai dire mai. ;)

    E poi una precisazione doverosa: Holly Black non è scrittrice per ragazzi (-ni). Oddio, le cronache di Spiderwick sì, sono per ragazzi, ma il resto della sua produzione... diciamo che mia figlia non la conoscerà fino alla tenera età di diciotto anni, tanto per far capire il tenore! Ok, sono una madre apprensiva e forse esagero, ma solo di pochi mesi!!! :D

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