mercoledì 25 giugno 2014

Stacchetto psicoanalitico



In età giovanile mi ritrovai immersa nello studio della psicologia. Ho già parlato della strana propensione degli adolescenti ad impegolarsi in cose più grandi di loro e a stravolgerle da cima a fondo, vero? (Era per caso chiacchierando di Poe?).


Sigmund Freud, 1926. Preso da Wikipedia.
In quel tempo, la mia acerba curiosità si era gettata a capofitto su Freud. Come rimanere meno che affascinati da un tizio che semplicemente attraverso un tuo sogno ti dice chi sei e quali sono i tuoi desideri inconsci, anche quando nessun sintomo ti suggeriva di averne?

E allora un'adolescente curiosa si tuffa a testa bassa in un mondo di interpretazioni nuove. Già allora pensavo che la cosa migliore fosse iniziare dall'inizio e, soprattutto, dalle parole stesse dell'autore. E così, cominciai dai trattati sull'isteria: che fatica!
Un po' meglio andò con L'interpretazione dei sogni (1899), anche se quel piccolo Hans che ha paura del cavallo perché associa il pene della bestia al pene del padre, mi ha lasciata perplessa per un po'.
Alla fine approdai per caso all'interpretazione del sogno di Leonardo in fasce.
Qui si trova una brillante teoria sulla sublimazione dell'istinto sessuale verso la produzione artistica.

Per farla breve, Leonardo da Vinci non aveva istinti sessuali indirizzati a donne, e forse neanche ai giovani bellocci di cui si circondava nel suo atelier, ma il tutto veniva sublimato nella sua arte, così che il sommo artista ci provava più gusto a dipingerli, i giovinetti, che non a consumare il suo desiderio in modi più scabrosi.
E tutto questo, Freud l'aveva capito da un sogno registrato dall'artista nei suoi fogli.
Il sogno?
... ne la mia prima ricordazione della mia infanzia è mi parea che, essendo io in culla, che un nibbio venissi a me e mi aprissi la bocca colla sua coda, e molte volte mi percotessi con tal coda dentro alle labbra

(Codice Atlantico C-61r);
Leonardo piccolino nella culla vede arrivare un nibbio che gli infila la coda in bocca.


   
Immagine presa da biografieonline.it
Caspita! Due più due fa quattro: la coda = simbolo fallico e l'avvoltoio = simbolo di virilità riconosciuto fin dall'inizio dei tempi.
Leonardo era omosessuale, almeno inconsciamente parlando. Omosessualità che rimane latente, sublimandosi nella sua creazione artistica.

Sì, signor Freud, ma non si era parlato di nibbio?

Ecco qui, basta una notina sulla traduzione, scritta a pie' di pagina, piccola piccola, a far cadere tutta un'analisi meticolosa: nella traduzione del sogno su cui Freud aveva tanto lavorato, quel nibbio era diventato un avvoltoio. E, purtroppo, il nibbio non ha la stessa popolarità nell'immaginario collettivo di quella dell'avvoltoio*: nessun simbolo fallico o forza virile gli viene associata.

Eh, ma questa, sicuramente, è colpa di Leonardo. Perché è evidente, lui voleva sognare un avvoltoio, ma, sbagliandosi, non ha trovato di meglio che un nibbio.

Basta davvero poco a far cadere un mito, non trovate?
Ed è per questo che non mi fido troppo delle interpretazioni psicoanalitiche che si riducono a sfere e impulsi sessuali e simil cose.


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* In verità, mi sono venuti dei dubbi anche in proposito all'avvoltoio quale simbolo di virilità, visto che, nelle cronache e nelle vite di santi medievali, la rinuncia alla vita sessuale era rappresentata dal far volare via il falcone, non l'avvoltoio. Vedi la vita di Cirillo, uno dei due fratelli che nel VII sec. hanno portato il cristianesimo in terra slava e ha creato l'alfabeto glagolitico.

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2 commenti:

  1. Mah, solo per quel sogno non si può certo affermare che Leonardo sia stati omosessuale. Neanche io mi fido dell'interpretazione dei sogni. Come dice la parola stessa: è un'interpretazione, non certo scienza.

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    1. Ma infatti. Ogni tanto mi prende il dubbio che Freud e i suoi compari si siano presi troppo sul serio, ma che questo rimanga tra noi! ; D

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