Ne La Storia di Elsa Morante, ad un tratto, compare il famoso bombardamento di San Lorenzo. E compare non solo tra le pagine del romanzo. In molte delle sue edizioni è proprio quella l'immagine che si sceglie come copertina: il bombardamento degli americani del 1943 su Roma. Segno evidente del significato simbolico che quell'episodio ha assunto per i romani, ma anche per l'Italia tutta.
Ma non è della valenza immaginifica collettiva di questo episodio di guerra che volevo parlare, ma bensì di una piccola memoria degli avi della famiglia di mio marito, di quelle che si raccontano dai padri ai figli e dai figli ai nipoti.
Il nonno di mio marito veniva dalla Sicilia, ma passò gli anni della guerra a Roma, dove poi vi restò, e quando quel giorno del 19 luglio del 1943 le bombe caddero su San Larenzo, lui era lì.
Probabilmente lo sapete già: a San Lorenzo c'era e c'è ancora il cimitero del Verano. Le bombe caddero proprio sul Verano, e i corpi dei morti schizzarono fuori dalle loro tombe, ovunque.
La gente che passava di lì, stordita natutalmente dal rumore e dal terrore, cercò rifugio dove capitava.
Il nonno di mio marito, che era proprio uno di quelli che passavano di lì, tra quella cascata di bombe e morti, si nascose proprio sotto le macerie e i cadaveri, in attesa che tutto finisse.
Tornò a casa, lui. Non tutti furono così fortunati da sopravvivere o da ritrovare una casa in cui tornare.
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