martedì 8 ottobre 2013

Lo stile delle Memoires di Peuchet


Pensavate che il capitolo sulle Mémoires di Peuchet fosse finito, vero?

E invece no. Ci sono ancora molte cose da dire e da cui partire per arrivare chissà dove.

La prima idea che mi è venuta in mente da subito, leggendo le Mémoires è stata: "Ecco, nel secolo scorso (che in verità sarebbe l'Ottocento, ma che per una sorta di abitudine nostalgicheggiante continuo a chiamare secolo scorso) avevano tutto un altro stile, questi documentaristi."

In effetti, il lavoro di Peuchet ha poco dello stile distaccato proprio degli archivi storici o cronachistici.
È facile immaginarselo al lavoro: seduto alla sua scrivania, con mille atti, rapporti, documenti di varia origine, a scartabellare e ricontrollare. Poi prende carta e penna e inizia a raccontare la storia suggerita da tanti piccoli frammenti, infilandoci cenni storici di breve natura quando necessario, dialoghi veri o presunti che comunque devono essere stati pronunciati in quel modo, anche se nessuno può testimoniarlo, stralci di lettere e altri frammenti ancora, dando al tutto un ordine cronologico più congruo quando serve e persino intagliando il carattere dei personaggi, fino a farne dei modelli umani esemplari. Così escono fuori il vendicativo (Allut-Caderousse fin dal primo momento avverte i suoi amici di non scherzare con Picaud-Dantès, perché è un uomo vendicativo che te la fa pagare), l'invidioso per antonomasia (Loupian, il ladro di fidanzate e doti), l'avido (Allut-Caderousse), ma anche i vari Ministri della polizia succedutisi negli anni, tagliati e giudicati a seconda delle loro mire e della loro cupidigia o del partito contrario o meno preso.
A ben guardare, si potrebbe dire che l'archivista stesso si rivela a tratti uno scrittore di romanzi mancato.

Risultò quindi seducente per Dumas lasciarsi trasportare dalle storie raccontante nelle Mémoires e trovarvi un filo che legasse i tanti frammenti  forniti su un piatto d'argento. Sì, perché la storia di Picaud non è la sola che viene dalle Mémoires e da cui Dumas ha preso spunto per il suo Montecristo.

Vi è anche la storia che riguarda un assassinio compiuto in famiglia per mezzo del veleno. Per ora non posso darvi ulteriori informazioni in proposito perché non sono riuscita a trovare l'episodio nei volumi V e VI delle Mémoires, gli unici due che ho letto. So che esiste una versione tradotta in inglese, disponibile in formato elettronico e dal costo esiguo.Il titolo è A family crime di Jacque Peuchet e tradotto da James Bair. Dello stesso traduttore c'è anche The diamond and the vengeance.
Ma se masticate anche un po' di francese qui potrete trovare la versione scaricabile delle Mémoires volumi  V e VI e qui i volumi III e IV.

Ci sono anche altri piccoli dettagli presi qua e là in altri resoconti. Ci sono, ad esempio, briganti e catacombe, un banchiere/armatore che, non potendo saldare nell'immediato un debito perché in attesa di un carico su una sua nave che non arriva, medita un suicidio e poi viene salvato in extremis da un brigante benefattore, e c'è la storia del corpicino di un neonato ritrovato nel giardino.

Ma questa storia la lascio per la prossima volta. Per oggi vi saluto qui.



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