venerdì 29 novembre 2013

Dumas figlio: moralista o autore scandalistico?



Beh, la differenza tra l'etichetta di "moralista" e quella di "autore scandalistico" non è proprio sottile. Eppure entrambe sono state affibbiate a Dumas figlio.

Bisogna spiegare un pochino, perché, detto così, potrebbe sembrare o un bacchettone o un depravato.

Se vi capita di prendere in mano un lavoro di Dumas figlio, non vi aspettate di ritrovarvi davanti ad un'opera come quelle del padre. Niente situazioni avventurose o personaggi eroici. Vi troverete a leggere la storia di persone spesso isolate o gravitanti ai margini della società: la cortigiana, il figlio naturale, la madre sola, l'adultera. Tutta materia reale, cose di tutti i giorni, tanto che il suo teatro viene definito il capostipite del teatro naturalista. Ma questi prototipi ben conosciuti e anche riconoscibili, non vengono additati con un intento moraleggiante. La sua è una denuncia non tanto contro di loro e le loro colpe, quanto contro la falsità o l'indifferenza che il resto della società mostra nei loro confronti. Invece di nascondere e stendere un velo di silenzio su una pratica molto diffusa come quella di mantenere una cortigiana, Dumas mostra quale sia la pratica meschina dell'alta società che non solo le accetta, ma le idolatra, le rende un "fiore all'occhiello" da possedere e di cui vantarsi. Naturalmente a patto che esso non si mischi alla donna per bene, moglie e madre di famiglia che non deve nemmeno incontrare per strada un simile esempio di corruzione. Per questo Dumas figlio viene definito scrittore di scandali, per la materia che trattava e che fino ad allora era piuttosto inusuale.


Ma questo è solo uno dei temi rivoluzionari che Dumas affronta. Noi conosciamo questo in particolare grazie alla sua La signora delle Camelie, opera da cui lui stesso ha tratto un'opera teatrale diventata famosissima grazie a Verdi e alla sua Traviata, ma la varietà della sua denuncia non si ferma di certo alla cortigiana. Ad esempio, ne Il processo Clemenceau abbondano temi che generalmente vengono definiti come legati alla disintegrazione familiare. E allora compare la madre sola che cresce il figlio senza padre, il piccolo bastardo che viene perseguitato dai suoi coetanei, la condanna della legislazione riguardo al mancato riconoscimento dei figli nati al di fuori del matrimonio, la discussione sul diritto al divorzio in casi gravi quale l'adulterio. Ma ci sono anche accennati altri spunti interessanti, come l'ereditarietà del carattere corrotto dal vizio o la definizione di arte e del Genio. Senza contare che nella trattazione di alcuni di questi suoi temi, l'autore riprende a piene mani episodi della sua stessa biografia.

Le Théâtre illustré. L'affaire Clémenceau,
pièce tratta dal romanzo di Alexandre Dumas figlio,
da Armand d'Artois. Scena ultima del 5 atto: 
disegno di Adrien Marie
Il processo Clemenceau scorre un pochino meno spedito de La signora delle camelie, lo devo ammettere, eppure non riuscivo a staccarmici! La signora delle camelie a tratti raggiunge un pathos lirico degno di essere ricordato e riletto, nonostante le tirate moralistiche (appunto! :D), ma Il processo Clemenceau rivela completamente quale sia il pensiero di Dumas figlio, quale ne sia la poetica e l'ideologia.

Fa strano ritrovare in un'opera ottocentesca una simile unità programmatica che si auspica se non proprio di sovvertire le leggi morali di una società falsamente morigerata, almeno di far risaltare questa falsità di base, auspicando un cambiamento non tanto negli usi, ma nella legislazione che permetta di dare uno statuto, un riconoscimento ai prodotti nati da tali situazioni (l'obbligo, ad esempio, da parte del padre di riconoscere per legge il figlio naturale) . E fa anche strano vedere poi come tutte quelle che erano proposte o tesi, al giorno d'oggi si siano realizzate.

Che ci fosse un piano oscuro di sovversione del mondo, dietro?

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