lunedì 10 febbraio 2014

L'ingrediente segreto: il patto tacito



Fino a qui la questione è semplice: atmosfera + mostro (vero o presunto) = romanzo gotico.

Beh, almeno dovrebbe essere semplice, perché alla fin dei conti, se uno ci pensa, bastano questi due ingredienti da soli a far lievitare l'impasto?

Non manca forse qualcosa, quell'ingrediente segreto, quello che sembra non c'entri nulla col tutto, ma che poi si dimostra il collante di tutta la costruzione altrimenti zoppicante?

Ebbene sì. Manca qualcosina. Un qualcosina che, tuttavia, non possiamo rintracciare tra i capitoli del romanzo, ma che rimane presente ad un altro livello. Un qualcosa che all'inizio non c'era, o era mascherato da altro, e poi ha iniziato ad essere parte sostanziale del romanzo e si è dimostrato sempre più importante al fine di poter digerire romanzi come Twighlight della Meyer e oggettini simili. E questa cosa è il patto tacito che il lettore e lo scrittore sottoscrivono al momento di leggere / scrivere un romanzo gotico. Cosa c'è scritto in questo patto-contratto? Beh, semplice. L'accettazione di tutti i fantasmi e mostri e situazioni improbabili che il romanzo contiene, come se tutto potesse essere vero.

In verità, non so esattamente se posso definirlo "ingrediente". In effetti non è qualcosa che va dentro, ma qualcosa che resta fuori, ad un altro livello, come dicevo. Ma non per questo è meno importante.

Come ho già scritto qualche tempo fa, all'inizio c'era Walpole, che rimpiangeva il medioevo e la sua fantastica credulità nei confronti del sovrannaturale. O forse, ad essere più precisi, all'inizio c'era il medioevo e il suo mondo fantastico in cui magia e realtà erano due facce della stessa moneta. In quei tempi nessuno dubitava, tutto era possibile. Ma poi la rivoluzione razionale è arrivata e allora la realtà ha bandito il sovrannaturale dalla sfera quotidiana e a fatica qualcuno (Walpole e affini) tenta di reintrodurla. Ma ormai il giocattolo si è guastato, nessuno crede più a fantasmi, vampiri e simili. O forse qualcuno potrebbe ancora crederci, se però si trasferissero su un piano o universo parallelo: quello del romanzo. In questo nuovo mondo parallelo, il mostro - e il suo scrittore - potrebbero dettare legge indisturbati, inventare regole, rendere il sovrannaturale non solo possibile, ma anche probabile. È il mondo del fantastico, non ha debiti con la realtà se non in minima misura. L'unica cosa che il lettore deve fare è far finta che il mondo parallelo sia reale, almeno per quel lasso di tempo che richiede la lettura e la speculazione, certo, sulla lettura. Accetti, o tu, caro lettore? Davvero? Allora avrai tra le tue mani ore e ore, se non anni e secoli, di buon divertimento, di genuini brividi e di visioni raccapriccianti, capaci di stimolare tutto il sublime che vuoi.

Elementare, quasi banale, ma indispensabile.

Gatto lettore, ripreso da The Regency Redneck
Voi mi direte: "Ma questo patto, anche se con clausule diverse,  non riguarda solo il romanzo gotico, ma tutta la produzione letteraria." Certo, un po' tutta la letteratura impegna il lettore a sottoscrive un simile accordo, ma nel romanzo gotico esso è di vitale importanza. Mentre un Verga, ad esempio, un Voltaire o chi per loro possono permettersi di dirci: "è opera di fantasia, ma potrebbe essere successo davvero, anzi, è probabile che sia successo", una Anne Rice (Interview with the Vampire e tutta  la serie dei vampiri - 1973 in poi) difficilmente potrà fare altrettanto. Il lettore deve solo subirsi buono buono la nuova realtà che assomiglia a quella del mondo reale, ma che in alcuni tratti ne ribalta completamente la logica. E questo vale per un po' tutta la produzione del fantastico, certo. Ossia tutta la produzione letteraria che deriva in gran parte (ma non solo, lo so) dal primo romanzo gotico.

Se il lettore non è disposto a sottoscrivere il patto, beh, non è difficile immaginare cosa succede: chiude il libro alle prime pagine e lo butta da qualche parte, lo ricicla come regalo di Natale per qualche malcapitato, lo incastra sotto la gamba claudicante del tavolino della zia o lo "dimentica" sulla libreria della nonna, che sicuramente non si accorgerà della sbadatagine e lascerà il tomo (di solito bello voluminoso) a prendere polvere per qualche decennio.

Ma se è lo scrittore che non lo sottoscrive?

Anonima immagine presa dal blod di Cristian Mihai
Beh, direte voi, semplicemente non scrive di certo un romanzo gotico.
Oppure, dico io, escono fuori romanzi alla Radcliffe, in cui il patto, e la realtà parallela del patto, sono sempre additati come possibili e persino probabili, ma poi, con un complicato gioco di disvelamenti, vengono ridicolizzati e con bonario ammiccamento distrutti. Ed è anche dall'intelligenza dell'autore e dal suo modo di smantellate la realtà che all'inizio sembrava possibile che il lettore riceve soddisfazione, oltre che dalla presenza dell'atmosfera e del mostro (presunto).

Un altro esempio di scrittore che non sottoscrive quasi mai il patto pur continuando a scrivere racconti che sembrano gotici è Edgar Allan Poe. Ho in mente un esempio sublime: Il ritratto ovale. Siccome è un raccontino breve ed estremamente piacevole, prima di parlarne aspetto un po'. Magari a qualcuno viene voglia di leggerlo e quindi lascio un po' di tempo per farlo con calma.

Nel mentre, visto che ho finito con le definizioni, mi leggo qualcosa dal tono leggermente diverso. Non vi preoccupate, saprete presto cosa, appena dopo lo stacchetto. ;)



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