giovedì 6 febbraio 2014

Romanzo gotico: caratteristiche



Ecco come la vedo io: una definizione che possa comprendere per intero tutta la produzione gotica non c'è. Ci sono tuttavia un paio di caratteristiche che compaiono puntualmente, questo sì.

La prima, quella più banale se vogliamo, è l'atmosfera.

Gargoyle, Cattedrale di San Vitus, Praga
Nei romanzi gotici l'atmosfera vuol dire tanto. Consiste principalmente in tutte quelle immagini e trucchetti capaci di destare un senso d'attesa che spesso si traduce in attesa dell'orrorifico. Ce lo aspettiamo fin dall'inizio che qualche fantasma ci salti addosso prima o poi. Così si spiegano profezie (astrusi indovinelli in linguaggio arcano che devono per forza essere nefasti e che anticipano catastrofi), delitti in tempi non sospetti (vuoi vedere che la vittima si vendica in qualche modo?) ed altri simpatici espedienti  che anticipano la visione. Poi dobbiamo metterci anche le tinte lugubri che amplificano la sensazione di terrore. E cosa c'è di meglio di un castello gotico con tutti quei gargoyles o quelle belle forme spezzate e contorte, le volte alte e difficilmente illuminabili, i conventi austeri, silenziosi, tenebrosi e i personaggi desolati che vi circolano trascinando le tonache sulla pietra scura?
L'atmosfera che crea il senso d'attesa dell'orrorifico è protagonista nel romanzo gotico, molto più che lo spettro stesso.

Ma diciamoci la verità, sebbene questi topoi del castello semi abbandonato e cupo rimangono cari per molto tempo al genere, alla fine anche questo viene accantonato per dar spazio a luoghi meno desueti. Ma questo avviene di pari passo con la trasformazione dell'altro elemento principe nel romanzo gotico: il mostro.

Nosferatus
Eggià, l'altro ingrediente indispensabile è il mostro. In ogni romanzo gotico che si rispetti appare il mostro o l'ombra del mostro a minacciare la sanità mentale di qualche cattivo o qualche eroina.
All'inizio, come già raccontato nel post precendete, il mostro era un fantasma, uno spirito, un qualche elemento trascendentale che appariva in scena per alcuni momenti e poi tornava al suo posto, senza mischiarsi con la quotidianità dell'eroe se non per rivelargli qualche frammenti di segreti o perseguitare il cattivo che non poteva di certo mancare.

Ma ben presto, il mostro sente il bisogno di avvicinarsi, di diventare parte del quotidiano, di assumere un ruolo più fisico, se vogliamo, nella storia. È a questo punto che appare il Vampiro di Polidori. Non parliamo più di fantasmi, ma di mostri che in qualche modo incarnano non solo quel senso di soprannaturale che incute terrore, ma anche la figura del villain, il cattivo-cattivo. Il mostro si avvicina alla società umana e inevitabilmente diventa la minaccia totale, inglobando il cattivo. Così ci ritroviamo i mostri a braccetto delle dame, che cercano di farsi largo tra le parrucche e le sottane, ma che non perdono il loro fascino lugubre e terrorifico.

Ma non finisce qui! Perché ad un certo punto nemmeno questo brivido di orrore basta più al pubblico.

Dorian Gray, locandina del film del 2009.
Ormai ci si è fatta l'abitudine al caro vecchio mostro che sgomita seduto intorno alla stessa tavola. Ma cosa succede se il mostro non sgomita più alla nostra destra ma si nasconde da qualche parte in noi, nella nostra carne e cerca di uscire quando meno ce lo aspettiamo?
Sì, siamo arrivati al mostro che vive dentro di noi, nato o nutrito dagli studi sulla psicologia umana che fioriscono verso la metà dell'Ottocento e che ci portano capolavori come Lo strano caso del Dr Jekill e Mr Hide, ma anche Il ritratto di Dorian Gray, etc, etc.

Di strada ne è stata fatta dal semplice spiritello che faceva da comparsa di tanto in tanto, ma il suo archetipo, il mostro, è sempre qui. E anche quando questi non compare davvero, ma si lascia intuire, anche allora è lui il vero protagonista, la rotella che fa andare avanti il complesso gioco narrativo.

Ecco come la vedo io, quindi. Atmosfera e mostro, tutto qui.
A questo semplice schema molti ci hanno messo le mani e molte varianti sono nate, talmente tante che spesso davanti ad opere anche di un certo valore io rimango dubbiosa se la definizione di genere gotico si possa applicare o meno.

Ma magari, di questo parleremo un'altra volta.
Per oggi mi fermo qui.


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