giovedì 1 maggio 2014

Stacchetto metallaro



Come festeggiare meglio la festa dei lavoratori se non con un post elettrizzante e anche un po' autobiografico?
Eccolo qui, allora:


... : Perchè il nome Anubis Gate? Non sento molto l'influsso arabo, né altre referenze all'Egittologia nei vostri testi. - chiede l'intervistatore accorto (ma anche un po' ignorantello, diciamolo. E vattela a fare una ricerca su google sui tuoi intervistati! Risulta evidente l'imput da cui nasce il nome! Ma vabbè, lasciamo correre...)

Jesper (il chitarrista): Anubis gates è il titolo di un libro di fantascienza (outch! Ma non era uno dei capostipiti dello Steampunk?!!!) del romanziere Tim Powers. Avevamo bisogno di un nome, Torben (ex cantante) se ne uscì con qualche proposta e noi accettammo questa. Non ci sono diretti riferimenti all'Egitto nei testi. Ma la grafica e il layout ci stanno bene.*
(Intervista carpita su http://www.powerofmetal.dk/interviews/anubis_gate.htm)

Chi parla, o meglio, risponde è il chitarrista di un gruppo heavy metal/progressive danese che suona più o meno così:





Dai, non malissimo, no?

In ogni caso, non ho la più pallida idea se la trasposizione in musica dello steampunk - che pur esiste! - sia simile a questa o meno.

Ma sono sicura che voi mi perdonerete se non indago oltre sul soggetto, vero? ; )


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* A questo punto mi è venuta in mente una artista conoscente di amici. Invitati ad una sua mostra pittorica, apprezzando le forme e le combinazioni di colori, la domanda nasceva abbastanza spontanea: cosa rappresentava quel punto rosso onnipresente in tutti o quasi i suoi lavori, unico protagonista in uno scenario piuttosto neutro?
Ecco, ad una domanda così, che sicuramente salterà fuori in una o l'altra delle tue mostre/interviste&simili, devi saper dare una risposta d'effetto, ma davvero d'effetto. Devi persino mentire, pur di lasciare il segno. Uscirsene con un timido "il mio cuore" o, come nel caso dei metallari qui sopra, con un "dai, ci sta bene con la grafica, no?", ecco, vuol dire occhiate traverse tra il pubblico e risolini sotto i baffi.

Perdonami, artista dal nome ormai perso nei recessi della mia memoria zoppicante, se ho ripescato il tuo esempio. Spero che nel mentre tu abbia imparato a mentire spudoratamente almeno su quel puntino rosso.



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