lunedì 1 settembre 2014

Senso di abbandono alla riscossa



Ma cos'è?
In questo periodo trovo difficile staccarmi dalle mie letture, quesi provassi un senso di spaesamento ogni volta che, arrivata alla fine, mi guardo intorno per decidere da che parte continuare. E mi sento così incerta, così in balia delle correnti, che rinuncio ad avventurarmi sul nuovo e mi aggrappo esasperatamente a quello che ho appena concluso. Vedi la Baronessa con i suoi 5 volumetti. E vedi adesso questa serie di gialli inglesi.

Ma first things first, come dicono gli inglesi.

The man in the corner, da phillipkay
Sappiamo, ormai, che ero alle prese con gli eroi mascherati della Baronessa Orczy quando, inaspettatamente, mi venne rivelato dalla mia fonte prediletta - Wikipedia, sempre lei - che la Baronessa aveva anche creato una serie di racconti gialli (Il vecchio nell'angolo, 1905). In più, si rivela che è stata sempre lei a creare la prima donna detective della letteratura, una certa Lady Molly di Scotland Yard (1910).
Vabbe', ormai mi conoscete. Ho scaricato al volo Il vecchio nell'angolo e ho letto un paio di racconti, tanto per saggiare. Non che qui compaia la detective Lady Molly, la celeberrima investigatrice. C'è, invece, una giornalista che segue da lontano la cronaca nera di una Londra di inizio secolo piena di omicidi e assasinii. La dama adora andare a prendere il suo tè in una pasticceria particolare. Ha persino il suo angolino, sempre lo stesso, da dove ha la visuale migliore del locale e della finestra. Che sorpresa quando, un giorno, dirigendosi al suo solito cantuccio, trova un vecchietto seduto al suo posto che, con fare nervoso e anche un po' scontroso, sorseggia un bicchiere di latte. Un po' per caso, un po' a posta, la conversazione all'inizio gelida dei due scivola sui fatti di cronaca e lui inizia a vantarsi di saper risolvere i casi insoluti: basta un po' di cervello. A questo punto, quasi fosse un attrezzo indispensabile per carburare la sua vena investigativa, il vecchietto tira fuori una cordicella che annoda e snoda mentre snocciola le sue teorie e risolve uno dopo l'altro i delitti degli ultimi anni sotto lo sguardo ormai intrigato della giornalista.
I casi in sé sono esposti alla maniera di E. A. Poe: prima il vecchietto espone i fatti così come sono apparsi sui giornali e poi aggiunge le sue deduzioni, corredate dal resoconto di piccole esplorazioni sui luoghi dei delitti che lui stesso si è permesso di effettuare.
Imm. presa da Pinterest
Come al solito, la Baronessa riesce a dar forma al burbero e nervoso vecchietto con grande maestria, giocando solo su due o tre particolarità.
La Londra descritta a brevi tratti funzionali mi ha affascinata. Una Londra dei primi del '900, fatta di nebbia e vicoli scuri, grandi stazioni fumose e belle sale da tè: come non rimanerne sedotti?

Allora, con un po' di nostalgia per Londra e l'Inghilterra, mi sono detta: perché non continuare con un giallo britannico? Qualcosa magari non proprio così old fashion, più veloce... un bel giallo contemporaneo, insomma.
Ed ecco qui le famose offerte lampo darmi una mano nell'impresa: Il canto delle sirene, di Val McDermid (1995).
Come è facilmente deducibile, Watson, le due letture non possono essere più lontane l'una dall'altra. Da qui nasce anche la mia difficoltà a collocarle nella stessa categoria. Chiamarli entrambi "gialli" non aiuta molto la loro comprensione. Ma di questo parleremo altrove, a tempo debito.

Ed ora insultatemi! Perché Il canto delle sirene l'ho letto in italiano, non in originale. E questo è stato un erroraccio. La traduzione! Pessima! A parte gli errori grammaticali, ma le frasi! A leggerle, le parole sembravano collegate tra loro. Ma poi, quando vai a cercarne il senso, rimani con il famoso punto interrogativo sulla testa: che voleva dire?
Mille volte mi sono chiesta se fosse la scrittrice a bere troppo durante la stesura o se fosse il traduttore a non capirne molto d'inglese. Alla fine ho dato la colpa al traduttore. È vero, anche la scrittrice ha delle piccole pecche: a volte la scrittura viene rallentata da informazioni di poco interesse, ma questo uso del superfluo viene quasi subito abbandonato in favore di una narrazione coinvolgente. Non che sia avversa per principio all'infiorettamento con particolari inutili, ma forse in un poliziesco non ci sta proprio bene, a meno che non abbia intenti di altri tipi, come ad esempio il depistaggio. Tuttavia, in confronto all'ermetismo di certe frasi in traduzione, questo difetto è irrilevante.

Non dirò molto di più su Il canto delle sirene. Mi dispiacerebbe rovinare la lettura.
Forse, ad un certo punto, alcuni intuiranno parte della soluzione. Non credo che molti comprenderanno tutta la verità, e questo anche per colpa della traduzione. In effetti, bisogna essere abili per non cadere nelle trappole delle sbagliate corrispondenze tra lingue. Ma davvero, adesso taccio. Ho paura di aver detto persino troppo.

Ecco perché non mi piace parlare dei polizieschi! Non è affatto semplice lodare o analizzarne la trama rimanendo nel vago!

In ogni caso, come ho accennato all'inizio, mi sono già affezionata ai personaggi di questo giallo e siccome non si sono fermati al primo serial killer, cedo alla tentazione di seguirli, almeno per un altro
po'.



Nessun commento:

Posta un commento