Stacchetto panoramico

Tempo fa vi proposi uno squarcio della vista che da casa mia si vede sul porto commerciale. Ve lo ricordate?

Scenari apocalittici, diceva Daniele.

Ebbene no, quello non era nulla se non un tramonto suggestivo su un porto commerciale. Questo che ho scattato l'altra sera, a forse un anno di distanza, questo assomiglia molto più a uno scenario apocalittico:

Evidentemente c'è una forte volontà di sviluppare questa parte della città in un senso che non credo mi entusiasmi molto.

Non farà sorpresa se rivelo che sento arrivato il tempo di muovermi da questo posto.
E non solo perché la politica verso gli stranieri diventa di giorno in giorno meno amichevole, o perché le scuole pubbliche, oltre a fornire un servizio scadente che si regge sul business degli istituti di ripetizioni (praticamente un sistema parallelo d'insegnamento caro arrabbiato, come direbbe mio padre), non fa altro che impartire nozioni mnemoniche senza per altro essere economica per gli stranieri, visto che per una sola bambina si paga al mese quanto pagheremmo in Italia per mandarne a scuola privata due.

Se poi, affacciandomi la mattina dalla finestra, invece di sentire il profumo delle brezze marine e dei fiori tropicali mi sento sospingere in casa da una nuvola tossica di effluvi di gas asfissianti e pneumatici bruciati, ebbene, capirete che è davvero arrivato il tempo di migrare. Ancora una volta.

Ma non pensiamoci, per ora. Godiamoci la lettura dei Moicani di Parigi, immergiamoci in mondi paralleli di scritture improbabili e vediamo come andrà a finire questa eterna avventura del pellegrino.