venerdì 23 novembre 2018

Fisiognomica e letteratura: un modo antico di descrivere i personaggi



Fisiognomica

Leggendo Les Mohicans de Paris, opera colossale di Alexandre Dumas, una cosa, tra le tante, mi ha sorpresa: l'ingenuità delle descrizioni dei personaggi.

Un personaggio è nobile? Allora la sua fisionomia lo darà ben a vedere.
Volete sincerarvi se potete credergli? Osservate l'occhio limpido e la fronte spaziosa, e potete star certi di non equivocare la sua dirittura morale.

Al contrario, l'individuo ha tratti brutti, turpi, sfuggenti? Attenti, la sua anima sarà vile, meschina, traditrice.

Ci sono eccezioni a questa regola?
Sembrerebbe di sì.
Guardate Monsieur Gerard che, grande filantropo, ha sofferto tanto nella vita: ha perso ben due cari nipoti, suoi unici parenti ed eredi della grande fortuna del fratello dipartito prematuramente, per mano di un cospiratore e assassino (che sarebbe il più turpe dei villani, se non avesse tratti nobili, fronte alta, portamento impeccabile e cosette del genere):

Secondo quello che gli avevano raccontato, fratello Dominique si era immaginato un viso in armonia con le alte qualità che aveva sentito vantare a riguardo di M. Gérard. Si aspettava, di conseguenza, un uomo dalla fronte larga, simbolo di istinti elevati, un uomo dall'occhio franco, segno di benevolenza, dal naso dritto, segno di fermezza, dalle labbra un po' spesse, segno d'amore verso il prossimo. [...]
Ma alla vista di M. Gérard tutto lo aveva disilluso.
Egli (M. Gérard) era un uomo sui cinquanta-cinquantacinque anni, dalla fronte bassa e dritta, sebbene il cranio, spelacchiato sul davanti, sembrasse in apparenza più largo a causa dell'assenza dei capelli. Gli occhi, piccoli, infossati, di un grigio scialbo, sparivano di tanto in tanto sotto a delle palpebre tremolanti e arrossate, forse a causa dell'insonnia, o forse a causa di antichi eccessi. Dal centro delle sopracciglia, spesse e ingrigite, si slanciavano peli dritti e spessi fuori proporzione rispetto agli altri, mentre le sopracciglia stesse si univano alla linea del naso e formavano, al di sopra dell'occhio, un'arcata esageratamente sviluppata. Il naso era curvo, piccolo, affilato. La bocca grande, con delle labbra piatte e pallide - e questo faceva assomigliare questo volto dalla fronte sfuggente più a una testa di avvoltoio che a una figura umana.
Era facile immaginare il volto primitivo che qualche cambiamento, qualche decomposizione che la malattia aveva dovuto causare nel viso del moribondo aveva potuto mutare, e ricomponendolo e dandogli l'espressione di salute, un fisionomista come l'abate Dominique era colpito prima di tutto dalla bassezza e la lascivia del cuore che l'insieme di questa fisionomia svelava.
Ciò che soprattutto dominava era, oltre a una certa ferocia volgare come quella dell'animale a cui somigliava, una miserabile docilità, una bizzarra condiscendenza alle volontà di un essere che, poco importava chi fosse, fosse in qualche modo superiore al malato dal punto di vista morale o fisico. Era una sorta di disposizione naturale a subire la schiavitù, qualsiasi fosse la forma sotto cui si presentasse.
Perdonate la citazione forse un po' troppo lunga, ma da qui si comprende esattamente non solo il carattere reale del personaggio, ma anche lo sviluppo di eventi passati che hanno portato alla catastrofe. Perché si scoprirà presto, o almeno fratello Dominique e il lettore scopriranno presto, che in effetti il vero assassino dei nipoti è M. Gerard e M. Sarranti, gentiluomo devoto alla causa napoleonica (spesso Dumas sembra ricordare con nostalgia l'imperatore), viene messo in mezzo.

Questo modo di raccontare i personaggi e il loro animo attraverso i loro volti non era insolita nel XIX secolo. La fisiognomica, è questo il nome della pseudo-scienza che attraverso l'analisi dei tratti fisici crede di poter scoprire il carattere morale dell'individuo, trova i primi teorici già in età classica, acquista grande risonanza nel Rinascimento (Michelangelo e Leonardo erano affascinati da queste teorie) e raggiungono un compimento grazie al lavoro di Gianbattista della Porta, filosofo, alchimista, commediografo, scienziato italiano, inventore nel campo dell'ottica e del magnetismo, figura di notevole importanza a cavallo tra il 1500 e il 1600.

Sarebbe davvero interessante soffermarsi a raccontare la vita di questo genio partenopeo dimenticato. Ma il tempo è poco e la materia forse non proprio interessante per molti, e allora mi limiterò a dire che nel 1583 scrisse De Humana physognomonia, un saggio relativo allo studio delle particolarità individuali e dell'indole umana mediante analogie tra i tratti somatici delle persone e le caratteristiche degli animali a cui i loro volti rimandano. Un po' quello che fa Dumas con M. Gerard quando lo associa all'avvoltoio e tramite questa somiglianza allude sia al tipo fisico che al tipo morale che il personaggio incarna.

Nell'800, oltre a legarsi con gli studi di criminologia e ad essere applicata nella prevenzione dei crimini (attraverso la fisionomia di un uomo si rivela il potenziale criminale in lui), le teorie della fisiognomica vengono riprese un po' da tutti gli scrittori del tempo. Balzac, Dumas, Dickens, Hardy e molti altri iniziano a descrivere i tratti morali dei loro personaggi attraverso i loro lineamenti.

Nel XX secolo sappiamo tutti a quali estremi tale teoria è stata portata. Su di essa hanno trovato supporto le teorie xenofobe e i vaneggiamenti sulla superiorità dalla razza.

Ormai nessuno scrittore sensato si sognerebbe di far dipendere la vita interiore del suo personaggio dai suoi tratti fisici, né il contrario, ossia di mostrare le inclinazioni dell'animo attraverso la fisionomia del personaggio. Mode descrittive superate, ma immaginate per un momento l'efficacia di un simile trattamento descrittivo e i tipi grotteschi che ne uscivano fuori. Maschere predefinite, in qualche modo simili a quelle che il pubblico si aspettava di trovare nel teatro classico, con i loro tratti stereotipati e il loro arco d'azione già stabilito da un patto tacito tra il commediante e il pubblico.

E poi sono arrivati gli psicanalisti e tutta la turma degli psicologi e il mostro interiore ha imparato a nascondersi meglio nell'animo delle persone e dei personaggi.
A vantaggio del lettore moderno e del suo divertimento, senza dubbio.



1 commento:

  1. In realtà esiste ancora questo metodo: altrimenti non mi spiego perché carabinieri e finanzieri mi fermano chiedendomi i documenti (capelli lunghi + barba = potenziale criminale) :)

    Comunque in qualche caso l'aspetto estetico, più che altro sguardo ed espressione, denotano chi sei. Basti vedere i tanti criminali mafiosi e simili che ogni tanto arrestano.

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