mercoledì 20 novembre 2013

Il Castello d'Otranto di Horace Walpole



Tutti gli studiosi, unanimamente, concordano nell'attribuire una grande importanza al trattato sul Sublime e il Bello di Burke nella creazione del nuovo gusto romantico. E, naturalmente, anche in quella del romanzo gotico. Ed eccomi tornata in qualche modo, barando forse un pochino, al punto di partenza: The Castle of Otranto di Horace Walpole.

Immagine ripresa da Spontis
In effetti, non c'è bisogno di essere grandi studiosi per rintracciare gli elementi che creano l'idea del Sublime nei romanzi gotici in genere e ne Il Castello d'Otranto in particolare: le grandezze raccapriccianti, l'oscurità, le linee spezzate dei paesaggi drammatici e delle costruzioni...

Ma se questo gusto per il Sublime può essere uno degli stimoli da cui prende forma il nuovo genere, di sicuro non resta il solo.

Quando Horace Walpole, dopo il primo successo de Il Castello d'Otranto del 1764, pubblica una seconda edizione, oltre a scusarsi per aver ingannato il suo pubblico attribuendo l'opera ad un manoscritto italiano medioevale, svela anche il vero motivo che lo ha indotto a scrivere. Ormai è cosciente del fatto che il suo romanzo stia dando vita ad un nuovo genere diverso dai vecchi  in modi diversi.

Immagine da considertheevidence
Il primo di questi modi è la trattazione dell'invenzione narrativa.
Walpole, imbevuto di reminiscenze gotiche e medievali, ha un debole per il romance* medievale, lo ammette senza problemi. Ma pur essendo affascinato dalla scatenata fantasia che lo anima, non ne nega i limiti. In esso tutto era immaginazione, tutto si sviluppava con la condiscendenza dei personaggi che non vedevano niente di bizzarro nell'improbabile in cui erano calati, ma anzi, ci si adeguavano con dialoghi e reazioni innaturali, a loro volta improbabili.
Al contrario, nel romanzo moderno (novel) tutto aderisce alla realtà razionale e, pur non essendo privo di invenzioni narrative, non conosce quel guizzo dell'immaginazione che eccita la fantasia.

Sentendo questa discrepanza come una mancanza, Horace Walpole compie un esperimento: cerca di amalgamare i due tipi di narrazione in qualcosa di nuovo, che permetta ai personaggi di muoversi in una realtà fantastica, pur sfoggiando una sensibilità moderna. Grazie ad essa, trovandosi di fronte a questo strano e orrorifico fantastico, i protagonisti non parlano più a vanvera, ma agiscono come un qualsiasi uomo moderno potrebbe fare: con stupore, terrore, meraviglia.


Il secondo modo in cui il suo tentativo diventa originale riguarda il melange dei registri adottati. Sempre nella seconda prefazione traspare anche l'apprensione che Walpole provava nel dover giustificare non solo un esperimento di genere, ma anche di stile.
Già nella prima edizione aveva previsto quali potessero essere gli argomenti contro il suo romanzo e li aveva anticipati. Ma è nella seconda che prende con più determinazione le difese del suo stile che, come lo stile Shakespeariano a cui si rifà, si abbandona a scene di tensione drammatica aspiranti al Sublime (sostenute dai personaggi principali) a scene quasi comiche, che nelle sue intenzioni hanno il compito di accrescere tramite contrasto la drammaticità complessiva (reazioni "ingenue" dei personaggi secondari: la dama di compagnia, i paggi, etc.). Miscuglio di stili non proprio apprezzato da Voltaire e compagnia bella, come ci dice l'autore stesso, ma che assumono il benestare dall'esempio autorevole di Shakespeare. E tanto basterebbe ad eliminare ogni discussione.

E poi, ammettiamolo, l'autore non aveva tutti i torti dicendo:

Avrei potuto affermare che avendo creato un nuovo tipo di romanzo, ero libero di formulare per esso le regole che ritenevo più adatte;
Insomma, il romanzo è mio e me lo faccio come piace a me! Ma, certo, l'aver "copiato" i modi di Shakespeare nobilita, se possibile, l'intento dell'opera e ne giustifica i modi.

Che il genere abbia poi avuto il plauso del pubblico, mi sembra inutile persino accennarlo. Guardate quanti vampiri e vampiretti, per non parlare di Zombies e Lupi Mannari girano tra le serie Tv e gli scaffali delle librerie virtuali e non. Se Horace Walpole non avesse compiuto il suo esperimento, forse non avremmo avuto tutta questa bella popolazione sovrannaturale a rallegrarci nelle notti di Halloween. O forse non ancora.


Johnny Depp in Dark shadow, 2012.



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* Romance(1) :  un racconto medievale basato su leggende, amori e avventure cavalleresche o sul soprannaturale; (2) :  una narrativa in prosa trattante personaggi immaginari coinvolti in eventi lontani nel tempo o nello spazio e generalmente eroici, avventurosi o misteriosi.


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