domenica 17 novembre 2013

Il Sublime: questo sconosciuto



 Il SUBLIME!

Viandante sul mare di nebbia, Caspar David Friedrich.

Quante volte mi è capitato di imbattermici, di vederlo accostato a Romanticismo e Gotico?
Un'infinità.

E quante volte, pur leggendo le definizioni di studiosi o affini, sono rimasta perplessa davanti al suo senso?
La stessa infinità.

Il castello Alnwick, William Turner (ca. 1829).
Immagine ripresa da Victorian British Painting
Eh, ma ve l'ho detto. Sono a digiuno di filosofia!

Eppure, tutto sommato, è semplice. Più di quello che molti tentativi di spiegarlo vogliono dimostrare.

Prima di tutto, bisogna scrollarci di dosso il comune significato che diamo al giorno d'oggi alla parola "sublime". Via, resettiamone il campo semantico e partiamo da capo.

La maggior parte delle persone che cerca di spiegaro prende come punto di riferimento questa frase:
Tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo, ossia tutto ciò che è in un certo senso terribile o che riguarda oggetti terribili, o che agisce in modo analogo al terrore è fonte del sublime.
Ok, ma questo non spiega cosa sia questo Sublime. O mi sbaglio? Anzi, uno potrebbe anche essere fuorviato e indotto a pensare che il Sublime sia il terrore.
No, non lo è. O almeno non solo.

Il Sublime, fratello oscuro del Bello, è una categoria, un'idea. Si potrebbe dire che Sublime e Bello siano due facce della stessa medaglia. Ma mentre il Bello trae la sua origine dal piacere, il Sublime la trova nel dolore, o meglio, nella paura che il dolore e la morte in ultima istanza ci fanno sperimentare. Se il pericolo per la sopravvivenza che scatena tali reazioni è reale e vicino, il nostro sentimento resta puro terrore, cosa diversa dal Sublime. Ma se tra noi e la reale minaccia c'è una distanza e quindi non corriamo alcun pericolo prossimo, scaturisce in noi una sorta di piacere che non è un piacere positivo, ma è quello che Burke definisce delight. Chiamiamolo delizia? Diletto? Non so come i filosofi italiani lo traducano, ma a me suona bene delizia.

Ok, faccio un passetto di lato e riprendo quel "piacere positivo" che per me voleva dire poco e niente fino a quando Burke non me lo ha spiegato (Mamma come mi sento ignorante!).

Immagine di Karpati Gabor
Burke presuppone che il caro Locke, che parla anche lui di piacere e dolore, non ci avesse proprio azzeccato quando definiva piacere e dolore rispettivi contraltari. Locke diceva, in soldoni, che piacere e dolore erano le passioni che dominavano l'uomo. Quando non c'è piacere, deve per forza esserci il dolore a sostituirlo e viceversa.
A Burke non convince molto questo rapporto diretto dolore-piacere. Secondo lui e la sua esperienza, noi partiamo da uno stato di indifferenza. Poi ci cadono addosso le cose o gli avvenimenti e allora questo stato passa o al piacere (positivo), o al dolore (positivo). Ma nota anche che è vero, quando dal dolore ripassiamo allo stato di indifferenza, ci sembra di provare una sorta di piacere, ma non è della stessa pasta del piacere positivo; è quello che lui tende a chiamare delight.

Ed ecco che la spiegazione di Sublime raggiunge un suo compimento. Esso è qualcosa che nasce dall'anticipazione di dolore, pena o morte, ma che porta con sé anche un senso di delizia, vuoi perché il pericolo non è reale, vuoi perché è un pericolo fisicamente lontano. In esso non c'è un vero piacere positivo, ma una sorta di piacevole sconquasso emotivo.

Quindi, il Sublime è alimentato da tutto ciò che ispira terrore, ma che comunque non mette in pericolo la persona. In più, mettiamoci pure che è la sensazione più forte che l'uomo è capace di sperimentare perché va a stuzzicare il nostro istinto di sopravvivenza.

Devo ammettere che ho faticato un pochino a classificare questo Sublime. Anche perché a volte si ha la vaga impressione di avere a che fare con un'idea, una categoria, altre con un sentimento, una "passione", o ancora una qualità.

In ogni caso, Burke fa le cose fatte bene e ci dona persino indicazioni e spiegazioni che ci permettono di identificare gli oggetti e le situazioni che alimentano il Sublime (l'oscurità, la vastità, la discontinuità etc., etc.) e tenta persino di spiegare razionalmente il come esso possa agire a livello fisico e psichico. Insomma, un vero razionalista che tenta di spiegare la poetica del futuro Romanticismo. :D

Bene, per oggi credo di aver esaurito i miei argomenti. Ormai penso che si sia capito in che direzione vorrei continuare. E soprattutto vi prometto, basta con i filosofi, almeno per un po'. 

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