mercoledì 19 febbraio 2014

Parodiamo: Northanger Abbey



Una delle inclinazioni più note e forse anche più drastiche che il romanzo gotico abbia mai subito è quella che la giovane Miss Jane Austen fa compiere a tutta quella vasta produzione saltata fuori sulla scia della nostra ormai famosa signora Radcliffe.

Jane Austen, ritratta da 
Cassandra Austen, 1810 c.


Adesso voi mi direte: come si fa ad associare la ragionevole, ironica e realista Jane Austen al romanzo gotico? Sembra quasi una blasfemia. No, è Northanger Abbey, pubblicato postumo, ma per assurdo il primo tra i suoi lavori ad essere stato completato (1798-99) e pronto per la pubblicazione (1803).

  
"Aveva l'aria e l'atteggiamento 
di un Montoni."
Illustrazione ad acquerello di
Charles Edmund (“C.E.”) Brock,
preso da solitary-elegance
Non so se ve la cavate con la memoria, ma tanto per rinfrescarcela un po', Udolpho della Radcliffe è del 1794. Inutile dire che Northanger Abbey è evidentemente un derivato del romanzo alla Radcliffe, anche se di esso, alla fine, poco rimane. Non aspettiamoci la solita eroina dalla sensibilità e dall'educazione non comuni, che viene subito ammirata al primo sguardo, amata ancor prima che apra bocca, tormentata, maltrattata, rinchiusa ed infine salvata. Ecco, tutto questo viene subito messo in chiaro dalla scrittrice: la nostra eroina Catherine Morland  NON è la classica bellezza che uno si aspetta di trovare in quel genere di romanzi. Adora giocare all'aria aperta con i suoi 10 fratelli (niente possibilità per lei, quindi, di rimanere sola al mondo a lottare contro le ingiustizie di usurpatori vari), non suona strumenti, non legge se non i romanzi alla Radcliffe. Non attira sguardi di ammirazione e, ad essere proprio onesti, non è nemmeno così perspicace. Non è stata presa di mira da nessun villain, né tanto meno è stata allontanata dal suo amoroso dal losco individuo, anzi: succede proprio il contrario. Il luogo lugubre in cui è condotta si dimostra meno lugubre del ragionevole; insomma, in fin dei conti, di pauroso e inquietante rimane poco. Ma diciamolo pure in tutta onestà: nulla. E noi che ci aspettavamo chissà quali orrori.


Alla fine, un po' per gioco, un po' per scherzo, la Austen si diverte a smontare il mito dell'eroina gotica. Ma, a ben guardare, non fa solo questo. Perché a leggere bene, Catherine Morland non è solo parodia dell'eroina gotica, ma anche della lettrice del genere, o almeno di quella parte del suo pubblico che non solo accetta il patto tacito tra lettore e autore (ne abbiamo parlato qui), ma che quasi quasi crede possibile che le regole del mondo della finzione possano applicarsi, in singolari circostanze, anche al mondo reale.
Così, la ragazza, suggestionata da letture incontrollate, cade vittima di false conclusioni tratte per lo più dall'esperienza delle eroine dei romanzi letti. Inutile dire che la povera Catherine vede cattivi dove non ci sono, delitti mai accaduti e misteri su misteri che cadono alla velocità del batter di ciglio. Beh, non poteva essere diversamente, se si pensa chi sia l'autrice del romanzo.


Northanger Abbey non è il capolavoro di Jane Austen. Sebbene io lo legga sempre con piacere (tanto per farvelo sapere, io adoro la Austen), mi rendo conto che a volte è un po' lento e quello che poteva essere detto in un episodio, viene invece raccontato in due.

C'è un film della BBC del 2007 che taglia un pochino il superfluo, ma vi avverto: se preferite la visione del film alla lettura vi perderete inevitabilmente gran parte dell'ironia del romanzo. Il film vale la pena di essere visto, se non altro per il modo in cui viene rappresentata la vorace dipendenza della giovane Catherine al gotico, ma tutto quello che mette in contrasto la nostra anti-eroina alla tipica eroina del gotico si perde.

Ma del resto, nessun film è perfetto, no?





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