venerdì 20 aprile 2018

Caccia al lupo

Wolski Jean (1907-1990), La chasse aux loups sous la neige

Non ci posso fare molto, è più forte di me. Quando mi imbatto in un argomento che sa di selvatico, primitivo, primordiale... insomma barbarico, ecco, la mia curiosità inizia a saltellarmi intorno e a punzecchiarmi, fino a quando non prende il sopravvento e mi trasporta nel mezzo di vicende e narrazioni che poi mi sento in dovere di riproporre a mia volta. A chi? Ma a voi, cari lettori.

Così, quando nella biografia degli ultimi anni di Dumas, quella curata da Gabriel Ferry figlio, compare dettagliata la storia del viaggio di Dumas in Russia, e quando vi si racconta della proposta del nobile amico principe russo di andare a caccia di lupi siberiani, non ho potuto resistere alla tentazione di farci sopra un post. 

Ma come, mi dirà qualcuno, ma che passatempo è quello della caccia al lupo siberiano?
A dir la verità, non siete gli unici a chiederselo. Anche monsieur Dumas fece una faccia tra il corrucciato e il deluso alla proposta del suo ospite. Perché, si sa, l'unica vera caccia che può dare soddisfazione nelle desolate lande russe è quella della caccia all'orso!

Cosa volete che sia una caccia al lupo, in confronto a quella all'orso?
Certo, si parla di un lupo della steppa siberiana, di quelli grossi e feroci, non di quei poveri animali smunti che girano sugli Appennini, con lo sguardo triste e sperso e che, se si usa garbo, si lasciano perfino fotografare. Eppure... vogliamo mettere l'orso?

Ma qui arriva l'illustre ospite russo a dissuadere M. Dumas dai suoi preconcetti: 
La caccia al lupo si fa solitamente in inverno, periodo in cui la mancanza di cibo rende questi animali particolarmente feroci. 
Tre o quattro cacciatori - tutti armati di un fucile a due colpi - si piazzano dentro una Troica. La Troica è una specie di vettura attaccata a tre cavalli. Di questi tre cavalli, quello di mezzo viaggia al trotto, gli altri ai lati al galoppo. [...] Quando corrono, assumono una disposizione a ventaglio.
Il cocchiere che conduce la vettura deve essere un uomo saldo: dalla sua abilità e dal suo sangue freddo dipendono la sicurezza e persino la vita dei cacciatori in vettura. L'esca di cui ci si serve per attirare i lupi consiste in un giovane maiale, attaccato al tretro della Troica di dietro con una catena lunga una decina di metri.
Si parte. 
il cocchiere lancia i cavalli, la Troica fila veloce. Il giovane maiale, non abituato a questo genere di corsa, lancia dei gridi che si trasformano presto in lamenti acuti. A questi lamenti un primo lupo esce dal bosco profondo e inizia l'inseguimento. Poi altri lupi arrivano e tutti si litigano il maiale, si battono tra loro a colpi di zanne e di artigli. [...] Altri lupi accorrono. I cavalli, che hanno un terrore istintivo dei lupi, si lanciano a un passo impazzito. Nel frattempo, i cacciatori tirano a caso sul mucchio. Non c'è bisogno di mirare, tutti i colpi vanno a buon segno. 
Il maiale strilla, i cavalli nitriscono, i lupi ululano. C'è un baccano infernale. La vettura, i cacciatori, il maiale, il branco di lupi formano tutti insieme un tornado battuto dal vento che fa volare la neve tutto intorno. È allora che diviene necessario avere un buon cocchiere. Fin quando egli rimane padrone dei cavalli, non importa quanto essi siano imbizzarriti, tutto va bene. Ma se egli cessasse di esserne padrone e la sua vettura si riversasse, allora tutto sarebbe finito. I cacciatori, il cocchiere, i cavalli diventerebbero le prede del lupo.
A questo punto, si capisce bene quanto questa caccia sia emozionante.

Per quanto io non nutra un particolare interesse per la caccia e, anzi, non credo troverei mai particolare piacere nel praticarla, non trovo difficoltà a immaginare M. Dumas e il suo ospite fantasticare e persino attendere con impazienza il momento della sortita in troica.

Per loro, questi non sono che passatempi, botte di vita, diremmo noi, per dare un po' di emozione al piattume quotidiano. Eppure il passo è breve a immaginarsi non i nobili annoiati dell'ottocento, ma i cavalieri della steppa del VI secolo, lì, sulle distese innevate, a lottare contro lupi famelici.
Al posto del moschetto, un arco. Al posto della troica, uno di quei loro cavalli nani che ben si adattano alle asperità del luogo. E al posto dei principi russi, gli unni dagli sguardi affilati che lottano per difendere le loro mandrie di cavalli.



2 commenti:

  1. A quel tempo non c'era la sensibilità di oggi per il resto degli animali. La caccia era vista come un atto di coraggio e valore per molti popoli, poi.
    Non sapevo del viaggio di Dumas in Russia.

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  2. Eh, ne ha fatte tante, il nostro Dumas! Ha avuto una vita intensa, tanto che uno si chiede dove trovasse il tempo per scrivere tutti quei volumoni.

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