venerdì 13 aprile 2018

Iniziamo dall'inizio: Alexandre Dumas

Alexandre Dumas padre in costume russo; da L'Histoire par l'Image
Questo blog nacque anni or sono sulla spinta di due diversi accadimenti.
Il primo fu un regalo: il mio primo kindle.
Il secondo fu la rilettura de Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas. Il romanzo e, ancor di più, il suo scrittore si rivelarono enormi stimoli di ricerca per me, tanto interessanti da fornire materiale per una decina di post. Post sulla biografia particolare di Alexandre Dumas, genesi del romanzo di Montecristo, post sulle abitudini di scrittura , sui suoi collaboratori, sugli amici, i parenti e i conoscenti, veri o presunti che fossero.

Pensavo di non aver più nulla da dire, a questo punto, su Dumas. Eppure, dando una veloce scorsa alle opere che giacciono nel kindle da anni per lo più dimenticate, ho trovato una biografia degli ultimi anni dello scrittore, a cura di un certo Gabriel Ferry (figlio), anche lui scrittore.
In verità, in quella biografia, non ci sono raccontati solo gli ultimi anni dell'autore, ma con dei gradevoli flashback si scoprono anche i suoi viaggi in Italia e in Russia. Ci vengono narrate le sue avventure amorose, ma anche le peripezie delle sue opere per lo più teatrali dell'ultimo decennio.

L'idea che uno si fa del Dumas dell'ultimo periodo è quella di uno scrittore in declino, un po' per le sue abitudini a dissipare denaro tra amici e baldorie, un po' per i tempi che mutano: nuovi re e nuove censure, nuovi gusti di nuovi regimi che decretano inevitabilmente il declino di quelli vecchi.
Il feuilleton, genere che lo aveva reso ricco e famoso con il suo Montecristo e I tre moschettieri, ormai non trova più posto sulle riviste dell'epoca. Il teatro, come tutte le opere di lettere, vive una profonda crisi a causa della censura. E proprio a causa della censura il suo dramma Les Mohicans de Paris (1864) rischiò di non essere mandato in scena proprio a qualche giorno dal debutto. Per scongiurare tale pericolo, ci racconta il biografo, Alexandre Dumas scrisse una lettera al re. Il tenore della missiva? Eccola qui, nella sua bellezza:
Sire,
Nel 1830 c'erano, e ci sono ancora, tre uomini a capo della letteratura francese. Questi tre uomini sono: Victor Hugo, Lamartine e me stesso.
Victor Hugo è proscritto, Lamartine è rovinato.
Io non posso essere proscritto come Hugo: nulla nei miei scritti o nelle mie parole lo giustificherebbe.
Ma posso essere rovinato come lo è stato Lamartine e, in effetti, lo sono. Ho scritto e pubblicato milleduecento volumi. Non spetta a me apprezzarli dal punto di vista letterario. Tradotti in tutte le lingue, sono arrivati così lontano quanto il vento (letteralmente: il vapore) può portarli.
Nonostante io sia il meno degno dei tre, i miei scritti mi hanno reso il più popolare nelle cinque parti del mondo, forse perché uno [degli altri due scrittori] è un pensatore, l'altro un sognatore e io non sono che un volgarizzatore. Di questi mille e duecento volumi, non ce n'è uno che non si possa far leggere a un operaio del Faubourg Saint-Antoine, il più repubblicano dei nostri faubourg, o a una ragazzetta del Faubourg Saint-Germain, il più pudico tra essi.
Eppure, Sire, agli occhi della censura io sono l'uomo più immorale che esista.
(Qui segue una lista delle sue opere censurate e una difesa dell'ultima, minacciata di seguire la stessa sorte).

La cosa che più mi fa pensare è la consapevolezza che Dumas ha del posto che  la sua produzione occupa nella letteratura francese, ma non solo. Lamartine, Hugo, loro sì che sono grandi pensatori e poeti. Lui, Dumas, è un semplice narratore di storielle popolari e eventi storici riadattati per il volgo. Ma non fraintendiamo, perché anche il suo lavoro, o forse soprattutto il suo, ha un valore. E quasi a consacrare l'esattezza di tale postulato, arriva la censura a sancire per i suoi scritti un posto d'onore tra i grandi letterati della Francia, uniti in dignità dalla stessa sorte.

Adoro lo stile di Dumas, ciarliero e ironico anche nel momento di massima serietà.

Che poi la maggior parte dei lettori contemporanei non sappiano chi sia Lamartine o cosa abbia scritto, mentre tutti conoscono I tre moschettieri, la dice lunga su quanto la mancanza di modestia dell'autore fosse giustificata. Tutti lo conoscevano, e tutti lo conoscono tutt'ora, sebbene la sua letteratura non abbia nulla di sublime, a parte, naturalmente, la capacità di intrattenere.
E considerando che la maggior parte dei lettori di tutte le epoche è proprio questo che cerca...
  


2 commenti:

  1. Pensa che l'unica opera di Dumas letta finora è Robin Hood. Ma possiedo la biografia di Garibaldi e la "trilogia" I tre moschettieri, Vent’anni dopo e Il Visconte di Bragelonne.

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    1. Be', bisogna rimediare, allora. Ma io, più che i tre moschettieri, ti consiglierei di iniziare dal conte di Montecristo, oppure da La regina Margot. In effetti, vuoi perché la storia dei tre moschettieri ormai è stra sfruttata e conosciuta, vuoi per il pathos, a me La regina Margot piace di più. :)

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