venerdì 4 maggio 2018

Stacchetto filosofico-musicato

Miniaturista anonimo medievale, Simmaco e Boezio
Oggi, in onore dell'argomento trattato brevemente quest'ultima settimana, parleremo di...

Anicio Manlio Torquato Severino Boezio, il filosofo che riuscì a sintetizzare il pensiero classico e la cultura cristiana, uno dei personaggi principali del VI secolo, se non di tutta la seconda parte del primo millennio.

Ma chi era, in soldoni, questo Boezio?

Per farla breve, era senatore della curia romana, ma occupava anche ruoli importanti alla corte del re ostrogoto Teodorico il grande.

Teodorico, sovrano estremamente capace, in quei tempi cercava di barcamenarsi tra le pressioni dei goti che volevano comandare col polso duro in Italia, e quella dei romani, o italiani che dir si voglia, che mal sopportavano il regno barbarico.
Il nuovo imperatore romano d'oriente Giustiniano, da parte sua, parteggiava per i romani, anzi, li avrebbe riammessi volentieri al suo impero, e ce la metteva tutta per mettere il bastone tra le ruote ai barbari, di qualsiasi razza essi fossero. Per questo inasprì le ostilità contro gli ariani cristiani del suo impero (in cui, nominalmente, l'Italia faceva ancora parte, anche se amministrata da un re barbaro). E siccome tutti i barbari, ad eccezione dei Franchi, erano ariani, Ostrogoti inclusi, risulta abbastanza facile vedere dove l'imperatore volesse arrivare. Mettiamoci infine che il re Teodorico era ormai un vecchio, magari anche un pochino paranoico e forse arteriosclerotico, e aggiungiamoci di sfuggita che non proprio tutti volevano bene a Boezio, ed ecco che il pasticcio è fatto.

Al re arrivarono voci di complotti contro la sua persona e di segreti accordi tra senatori romani e imperatori d'oriente ai danni della corona. Naturalmente il re si infuriò e Boezio si prese in carica la difesa dei suoi colleghi. Vista l'accalorata arringa di cui imprudentemente Boezio si fece carica, Teodorico, forse istigato da qualche antagonista di Boezio, lo accusò di far parte dei complottisti, lo mise in prigione e ce lo lasciò per un paio di annetti, al termine dei quali lo fece giustiziare.

Questa è la storia della fine di Boezio.

Nei lunghi mesi di carcere, Boezio ebbe il tempo di pensare e pensare a cose pregne di significato, diciamo elevate, e di trascrivere per lasciare ai posteri i suoi pensamenti nel De consolatione philosophiae, opera che forgerà il pensiero filosofico di tutto il medioevo. Basta pensare alla sua popolarità tra letterati del livello di Dante e degli umanisti rinascimentali.

De consolatione philosophiae fu presto musicato, cantato, poi studiato, memorizzato e infine dimenticato.
Ma come suonava l'opera di Boezio, all'orecchio dei cantori alto-medievali? (voce all'Alberto Angela)

In base alle recenti costruzioni degli esperti, doveva fare, più o meno, così:


Se vi è venuta curiosità e volete sapere di cosa parla il De consolatione philosophiae, andate a leggere La cooltura.com.
Se poi vi è venuta anche voglia di leggerlo, coraggiosi voi, su Youtube ci sono molte brave persone che lo fanno per voi a voce alta e lo spiegano persino. Basta andarsi a cercare la lingua preferita: latino, italiano, tedesco, inglese e chi più ne ha più ne metta. Buon divertimento!


 

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