venerdì 14 dicembre 2018

Linguaggi letterari: giornalismo d'altri tempi


Se uno ci pensa, il modo di rivolgersi agli altri e, più in generale, di scrivere, dall'Ottocento ad oggi, è cambiato notevolmente.
Nel romanzo, ad esempio, basta ragionare sul punto di vista del narratore. La narrazione distaccata di una terza persona onniscente, molto in voga nell'800, risulta talmente distante dal modo moderno di raccontare in prima persona da sembrare anacronistica, quasi un errore, quando si tenta di usarla. Quante volte si rimproverano i giovani scrittori del fatto che il punto di vista cambia nel giro di un capitolo senza cesure precise, quando poi era un metodo abbastanza comune nel passato. Bastava tener presente che la voce narrante non si identificava esattamente col punto di vista, ed ecco che tutto era permesso, persino divagazioni e dialoghi immaginari tra narratore e lettore.

Non solo nel romanzo, ma anche in altri generi narrativi il gusto è decisamente cambiato.

martedì 4 dicembre 2018

La fiosiognomica dei Dubliners

Dubliners

Se James Joyce non avesse deciso, d'un tratto, di diventare uno dei più grandi sperimentatori del '900, credo che sarebbe potuto diventare senza dubbio uno dei miei autori preferiti.
Basta iniziare a leggere Gente di Dublino per comprendere lo straordinario scrittore che era.
Ambienti e caratteri, atmosfere e sensazioni: tutto descritto con pochi tratti vividi, evocativi, essenziali.

Ne parlo qui, appena dopo la tirata sulla fisiognomica, perché risulta lampante l'influenza che la cultura dei tratti aveva anche su un autore come Joyce, sebbene egli non si sbilanci mai tanto da farne un manifesto di carattere, come fa, ad esempio, Monsieur Dumas.
Infatti, senza mai dare giudizi personali, egli introduce le descrizioni dei suoi personaggi con sincerità, ci fa entrare nei loro squarci di vita con naturalezza, per poi rivelarci come quei tratti dei volti, quegli indizi quasi indecifrabili rivelino il vero carattere dei suoi protagonisti.

martedì 27 novembre 2018

Ancora sulla fisiognomica


Fisionomie
Se la moda di studiare i tratti e i segni esteriori del volto e del corpo per conoscere l’anima di un individuo è vecchia quanto il mondo, è nell'Ottocento che essa prende nuovo vigore e che, seriamente applicata alla nascita della criminologia, porta all'elaborazione di teorie a sostegno dell'ereditarietà non solo dei tratti somatici, ma anche della propensione all'atto criminale. La fisionomia, quale marca distintiva di tale propensione, diviene prova capace di accusare i vizi e le colpe degli uomini.

Il propugnatore di questa teoria è un criminologo e fisiologo italiano, Cesare Lombroso, nato nel 1835 e morto nel 1909. E andando a spulciare il web in cerca di sue notizie, mi sono imbattuta in una sorta di documentario un po' lunghetto, ma dalle atmosfere squisitamente macabre, proprio adatte al mese di novembre.

venerdì 23 novembre 2018

Fisiognomica e letteratura: un modo antico di descrivere i personaggi



Fisiognomica

Leggendo Les Mohicans de Paris, opera colossale di Alexandre Dumas, una cosa, tra le tante, mi ha sorpresa: l'ingenuità delle descrizioni dei personaggi.

Un personaggio è nobile? Allora la sua fisionomia lo darà ben a vedere.
Volete sincerarvi se potete credergli? Osservate l'occhio limpido e la fronte spaziosa, e potete star certi di non equivocare la sua dirittura morale.

Al contrario, l'individuo ha tratti brutti, turpi, sfuggenti? Attenti, la sua anima sarà vile, meschina, traditrice.

Ci sono eccezioni a questa regola?
Sembrerebbe di sì.
Guardate Monsieur Gerard che, grande filantropo, ha sofferto tanto nella vita: ha perso ben due cari nipoti, suoi unici parenti ed eredi della grande fortuna del fratello dipartito prematuramente, per mano di un cospiratore e assassino (che sarebbe il più turpe dei villani, se non avesse tratti nobili, fronte alta, portamento impeccabile e cosette del genere):

martedì 20 novembre 2018

Stacchetto panoramico


Tempo fa vi proposi uno squarcio della vista che da casa mia si vede sul porto commerciale. Ve lo ricordate?


Scenari apocalittici, diceva Daniele.

Ebbene no, quello non era nulla se non un tramonto suggestivo su un porto commerciale. Questo che ho scattato l'altra sera, a forse un anno di distanza, questo assomiglia molto più a uno scenario apocalittico: