lunedì 14 aprile 2014

Tra lo spazio e il tempo



Nelle scorse letture ho trovato talmente piacevole I primi uomini nella Luna di Wells che mi sono detta: perché non leggersi qualcos'altro di questo autore?
Prima di quel titubante approccio non è che avessi mai provato interesse per i suoi romanzi, sia detto chiaro e tondo. Magari avevo vagamente idea di cosa raccontasse La guerra dei mondi (1897) o L'uomo invisibile (1897), giusto per aver visto i film del 2005 con Tom Cruise o quello del 2000 con Kevin Bacon (L'uomo senza ombra), ma in genere, a me, la fantascienza e simili non ha mai fatto impazzire. Per questo non ho mai provato la curiosità di approfondire un genere che nel migliore dei casi associavo a letture per ragazzi.


Gli scienziati di The big bang theory incontrano la macchina del tempo.
Ripreso da nothanksidratherread.

Adesso che ho le idee un po' più chiare, posso solo dire che non è, come per lungo tempo ho creduto, un sottogenere da adolescenti. Al contrario, è qualcosa di molto complesso.
Naturalmente mi affaccio appena alla sua conoscenza e, non avendo molta esperienza, non ho una visione completa. Ma piano piano mi sto facendo un'idea. Ad esempio: mi è sembrato di capire che ci sono due sviluppi diversi nel genere: quello che va verso la conquista dello spazio e quello che va verso la conquista del tempo.

Se tutte le storie di Verne e di Wells che hanno la Luna o Marte come meta portano verso la conquista dello spazio,  La macchina del tempo (1895) inaugura invece la conquista del tempo. Per questo mi sono buttata su quest'ultimo a testa bassa.
Questo breve libricino, pieno di teorie sul tempo, vaghe invenzioni e panorami sociali futuri piuttosto angoscianti ispirati alle teorie evoluzionistiche, offre in potenza tutta una vasta gamma di scenari possibili che presto altri scrittori riprendono e amplificano fino a dar vita a speculazioni di ingegneria non solo tecnologica, ma anche sociologica, quando non filosofica.
Un esempio illustre: Asimov col suo La fine dell'eternità (1955).

Solo una sessantina di anni separa il nostro viaggiatore nel tempo dal portagonista de La fine dell'eternità, eppure l'uomo di Asimov ha già sviluppato un complicato mezzo temporale che gli permette non solo di viaggiare ovunque, o quasi, attraverso un lasso di migliaia di secoli, ma anche di operare sulle varie realtà temporali allo scopo di evitare sviluppi ritenuti dannosi per la sopravvivenza dell'umanità.

E qui, le domande che Asimov si pone sono degne delle divagazioni sociologiche di Wells: dove porta l'evoluzione di un'umanità in cui tutte le grandi crisi sono evitate? Fino a che punto è eticamente giusto intervenire nel tentativo di cambiare il corso della storia? Può una casta, per quanto "dotta", interporsi al naturale sviluppo delle cose? E dove si colloca il diritto al libero arbitrio?

Acceleratore di particelle, preso da Denise Malia.
Non c'entra con i viaggi nel tempo,
ma ricorda la sensazione che ho avuto leggendo
del Kettle temporale di Asimov.
Tanta carne al fuoco, è vero, eppure ottimamente cotta e insaporita. Ci sono colpi di scena che davvero non ti aspetti e descrizioni visionarie di futuri inimmaginabili, paradossi egregiamente espressi; insomma, cibo per nutrire la più fervida immaginazione per nottate intere. 

Senza contare che, in qualche modo, anche Asimov sembra rendersi conto delle due direzioni in cui la (fanta) scienza sta andando (ricordate? Verso la conquista dello spazio o del tempo?) e, in un certo senso, sembra dire "una esclude l'altra".
Ma raccontarvi di questo sarebbe spoilerare pesantemente il romanzo. E quindi mi trattengo a malincuore dal farlo.

L'unica cosa che vi racconto è il senso di straniamento totale che per la prima volta mi è capitato di sperimentare saltando all'improvviso in un romanzo. Nessun avvertimento, nessun prologo (non sto qui a dire che non avevo letto la trama apposta, per non rovinarmi le sorprese). Solo la voce narrante che descrive un "luogo", una navicella, un qualcosa in cui si entra, ma di cui non si intuisce nulla, almeno non subito, nemmeno lo scopo. E tra barre verticali e campi magnetici, io, che non ne capisco proprio nulla di ingegneria-tecnologia etc., sono rimasta a bocca aperta, sfregandomi gli occhi come una bambina, nel tentativo di capire in che realtà fossi capitata. Devo dire che Asimov non ha la sua nomea per niente e in pochi capitoli riesce a spiegare persino a me come funziona il kettle del tempo e persino come sono architettate le diverse realtà dei secoli e millenni (da quelle che usano specchi e luci come materiali di costruzione, a quelle che usano fasci magnetici, etc. etc.).

Insomma, una bella avventura, piena di spunti e sorprese e che, oserei dire, c'entra ben poco con adolescenti sognatori.



4 commenti:

  1. Ma qui si parla di Asimov :D

    Vero: riesce a farti capire ogni tecnologia che mette in campo. Di Wells ho letto solo La macchina del tempo, ma la mia edizione è fallata e manca l'ultima pagina, così non so nemmeno come va a finire :)

    RispondiElimina
  2. No, non ci credo! Ti manca l'ultima pagina???
    Beh, a dir la verità non ricordo, cosa c'era scritto sull'ultima pagina? Vabbè, tanto tutto quello che doveva raccontare di bello lo aveva già detto. :D

    Piuttosto, dov'è lo spirito del lettore medio, il feticista, quello che venera l'oggetto libro? Io, un libro senza ultima pagina lo getterei senza pensarci un attimo. O forse no... feticista fino in fondo, conserverei anche quello...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come minimo l'ultima o forse l'ultimo capitolo perfino, non ricordo e non ho sotto mano il libro. Però manca la fine, va beh, prenderò un'altra edizione.

      In effetti volevo buttarlo, ma è sempre un libro e resterà nella collezione :)

      Elimina
    2. Addirittura un capitolo! Sacrilegio! :D

      Elimina