Vi ricordate quando affermai spavaldamente che io e la poesia romantica inglese non andavamo molto d'accordo (ve ne accennai parlando di Byron)?
E allora perché mi ritrovo a leggere Christabel di Samuel Coleridge, uno dei padri del movimento romantico inglese?
Samuel Taylor Coleridge, ripreso da Wikipedia |
Beh, mi sono detta, ma i vampiri non sono nati, almeno letterariamente parlando, con Polidori (1816)? Che cosa c'entra, adesso, Coleridge con la vampira Carmilla?
La curiosità è stata più forte della repulsione per tutti quegli Alas e Lo! e, sostenuta anche dal fatto che il poemetto in questione non sia poi così lungo, mi sono fatta vincere dalla tentazione.
E anche qui, come spesso accade con queste grandi opere letterarie sempre conosciute e mai lette, ci sono mille cose che vale la pena di menzionare.
Immagine ripresa da reading.ac.uk |
La sentite la musicalità? Se anche non la sentite, non fa nulla, perché Christabel non è bella solo per il verso (tra parentesi: un metro che conta gli accenti - 4 per ogni verso - e non le sillabe), ma anche per il tema trattato e per le molteplici chiavi di lettura.
La cosa che mi ha catturato fin da subito è stata l'ambientazione gotica. In questo primo frammento ci sono tutti i topoi del romanzo gotico mostrati con una vivida immediatezza, resa ancora più efficace dalla potenza del verso. E qui tocca riconoscerlo: un verso musicalmente riuscito aumenta la capacità evocativa dell'immagine, non c'è niente da fare.
La seconda cosa che colpisce, invece, è la trattazione dell'esperienza erotica omosessuale che l'eroina e l'antieroina vivono. Non ricorda, forse, in modo esatto, il rapporto delle protagoniste in Carmilla? L'unica differenza è che in Christabel il mostro non è precisamente definito. Cosa è Gerardine, la bella dama che viene trovata nel bosco e condotta nel castello da Christabel? Una strega? Un vampiro? Un amante travestito?
Non ci è dato saperlo. Eppure, invece di lasciarci delusi o inappagati, questa vaghezza rende la lettura ancora più intricante.
A questo punto le interpretazioni si moltiplicano e si complicano. Molti studiosi si sono buttati a capofitto verso un'analisi psicanalitica del brano, scoprendo una varietà non indifferente di pulsioni sessuali più o meno ortodosse riconducibili al suo scrittore. Così, il povero Coleridge si è ritrovato ad essere di volta in volta represso sessualmente, omosessuale, etc. etc.
Partendo dal presupposto che io non mi fido minimamente delle interpretazioni che riducono tutto alla sfera sessuale (eh, a me Freud non ha mai convito troppo), articoli come quelli di Jonas Spatz The Mystery of Eros: Sexual Initiation in Coleridge's "Christabel" hanno un loro fascino e si dimostrano anche sensati. Jonas Spatz analizza la figura di Geraldine, l'antieroina, e ci vede non il mostro contro cui l'eroina casta e pura deve scontrarsi, ma la metà oscura di una giovane alla scoperta del proprio desiderio sessuale. Una sorta di proiezione inconscia delle fantasie di Christabel che la aiuta a realizzare la propria dimensione erotica.
Immagine ripresa da hellenicaworld |
Ma poi, ragionandoci bene, mi sono resa conto che il frammento poetico è bello non tanto per le presunte cervellotiche rappresentazioni del desiderio sessuale della sua protagonista, quanto per il pathos, per la musicalità e l'impatto visivo congiunto a quello sonoro del verso, per l'atmosfera gotica e anche per quel pizzico di erotismo proibito.
Di solito a me piace sezionare l'opera per capirne le molle o i trucchetti occulti, ma ci sono volte in cui questo gioco, pur donando forse maggior comprensione, non regala maggior bellezza. E così, almeno per questa volta, preferisco soffermarmi ad un livello più superficiale, senza discendere nei meandri dell'inconscio di giovani pulzelle in fase di maturazioni psico-sessuale.
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