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Bollicine |
Diciamo che sembra sensato ricordare a me stessa - e a voi - a che punto sto nel mio lavoro quotidiano di scrittrice di storielle più o meno storiche, più o meno fantastiche.
Se vi era già venuta curiosità e avete sbirciato tra i racconti che ho scritto fino ad ora, avrete notato quella che io mi incaponisco a chiamare la storia del ragazzo dall'occhio cieco, ma il cui titolo pubblico e pubblicato risulta invece Il sangue degli infanti. Prima o poi ripescherò il post che racconta da dove viene il titolo, ma per ora parliamo d'altro.
Definire questo racconto non è semplice. Che sia uno storico, questo è fuor di dubbio. C'è del soprannaturale, e anche su questo, be', c'è poco da dire. E c'è un piccolo mistero giallo: i bambini spariscono, qualcuno li rapisce, bisogna trovare il colpevole.
I protagonisti sono principalmente due, almeno in linea di principio: un vecchio monaco e un ragazzo con un occhio cieco, o che almeno tutti credono cieco, ma che in verità vede ciò che altri non sono in grado di vedere, almeno non da soli.
La storia di questo ragazzo di nome Suna è particolare e anche un po' contorta. Prima di tutto, Suna vive con una donna molto più grande di lui e la considera la sua donna. Una scelta un po' bizzarra, lo ammetto, e qualcuno l'ha anche criticata: mio marito in primis. "Non potevi mettergli accanto una giovane pulzella?"
"Ma perché te la prendi tanto", ho cercato di giustificare la scelta del mio personaggio, "anche Macron, il presidente francese, ha una moglie un po' più stagionata di lui". "Appunto", è stata la risposta del marito, con una serie di espressioni mimiche facciali che ben rendevano l'idea di come considerasse la cosa.
A parte quel che pensa il marito, non vorrei che questa scelta particolare del protagonista, e anche della scrittrice, venisse presa come un desiderio di stupire in qualche modo morboso la curiosità del lettore, perché non è proprio questo l'intento. In verità, quella è semplicemente la naturale evoluzione della storia personale dei personaggi.
Dovete sapere che Suna, come anche la sua donna, vengono da un altro romanzo, precedente al racconto lungo che li vede protagonisti: semplici personaggi minori, destinati ad avere una parte marginale o, nel migliore dei casi, secondaria in una storia d'altri.
Ma poi il romanzo languiva: la linea generale c'era, sapevo come iniziava e vedevo bene dove sarebbe finita, ma, come spesso accade con le storie che vogliono essere narrate come dicono loro, rimaneva bloccata in un vago trascorrere di eventi che non trovava una forma accattivante, non maturava in una narrazione avvincente. E allora mi arresi e, un po' esasperata dalla sua caparbietà, la lasciai in pace. Ma lei no, o almeno non si lasciò gettar via con una scrollata di spalle. Piuttosto si trasformò in qualcosa d'altro.
La nuova creatura, spostata nel tempo e nello spazio, iniziò a raccontare non più le avventure del primo protagonista e delle sue vicissitudini, ma piuttosto del bambino con un occhio solo che viene affidato a una donna che molti credono essere una strega.
Questa è l'origine dell'incontro del ragazzo dall'occhio cieco e della sua donna. Naturalmente la cosa suona ancora un po' morbosa ("Ma gli ha fatto da madre! Questo è un incesto!" - voce del marito in sottofondo). Ok, non è di certo un rapporto sano, visto da fuori. Il fatto è che bisogna vederlo da dentro, nelle dinamiche emotive di due esseri profondamente soli ed emarginati.
Ma adesso non vorrei cadere nell'errore di giustificare una scelta che dovrebbe essere in grado di giustificarsi da sola, nel contesto della storia. Per questo, a questo punto, spernacchio il marito, a cui tuttavia la spiegazione l'ho data (e che, come c'era da aspettarsi, non ha voluto recepire) e taccio.
Viste le premesse, sarà chiaro al lettore che l'ombra del romanzo abortito compare e comparirà in mille modi diversi non solo in questo primo racconto, ma anche nei prossimi capitoli in lavorazione. Riflettendoci, forse è proprio questo il modo in cui quell'altro romanzo, quello che non ha mai avuto un titolo, vuole essere raccontato: attraverso la storia di Suna, il ragazzo dall'occhio cieco.
Perché quando le storie vogliono essere raccontate non c'è maniera di farle star zitte. Bisogna solo capire quale sia il modo e il tempo a loro più congeniale.
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