Pensavate che il capitolo sulle Mémoires di Peuchet fosse finito, vero?
E invece no. Ci sono ancora molte cose da dire e da cui partire per arrivare chissà dove.
 La prima idea che mi è venuta in mente da subito, leggendo le Mémoires è stata: "Ecco, nel secolo scorso (che in verità sarebbe l'Ottocento, ma che per una sorta di abitudine nostalgicheggiante continuo a chiamare secolo scorso) avevano tutto un altro stile, questi documentaristi."
La prima idea che mi è venuta in mente da subito, leggendo le Mémoires è stata: "Ecco, nel secolo scorso (che in verità sarebbe l'Ottocento, ma che per una sorta di abitudine nostalgicheggiante continuo a chiamare secolo scorso) avevano tutto un altro stile, questi documentaristi."In effetti, il lavoro di Peuchet ha poco dello stile distaccato proprio degli archivi storici o cronachistici.
È facile immaginarselo al lavoro: seduto alla sua scrivania, con mille atti, rapporti, documenti di varia origine, a scartabellare e ricontrollare. Poi prende carta e penna e inizia a raccontare la storia suggerita da tanti piccoli frammenti, infilandoci cenni storici di breve natura quando necessario, dialoghi veri o presunti che comunque devono essere stati pronunciati in quel modo, anche se nessuno può testimoniarlo, stralci di lettere e altri frammenti ancora, dando al tutto un ordine cronologico più congruo quando serve e persino intagliando il carattere dei personaggi, fino a farne dei modelli umani esemplari. Così escono fuori il vendicativo (Allut-Caderousse fin dal primo momento avverte i suoi amici di non scherzare con Picaud-Dantès, perché è un uomo vendicativo che te la fa pagare), l'invidioso per antonomasia (Loupian, il ladro di fidanzate e doti), l'avido (Allut-Caderousse), ma anche i vari Ministri della polizia succedutisi negli anni, tagliati e giudicati a seconda delle loro mire e della loro cupidigia o del partito contrario o meno preso.
A ben guardare, si potrebbe dire che l'archivista stesso si rivela a tratti uno scrittore di romanzi mancato.
Risultò quindi seducente per Dumas lasciarsi trasportare dalle storie raccontante nelle Mémoires e trovarvi un filo che legasse i tanti frammenti forniti su un piatto d'argento. Sì, perché la storia di Picaud non è la sola che viene dalle Mémoires e da cui Dumas ha preso spunto per il suo Montecristo.

 Vi è anche la storia che riguarda un assassinio compiuto in famiglia per mezzo del veleno. Per ora non posso darvi ulteriori informazioni in proposito perché non sono riuscita a trovare l'episodio nei volumi V e VI delle Mémoires, gli unici due che ho letto. So che esiste una versione tradotta in inglese, disponibile in formato elettronico e dal costo esiguo.Il titolo è A family crime di Jacque Peuchet e tradotto da James Bair. Dello stesso traduttore c'è anche The diamond and the vengeance.
Vi è anche la storia che riguarda un assassinio compiuto in famiglia per mezzo del veleno. Per ora non posso darvi ulteriori informazioni in proposito perché non sono riuscita a trovare l'episodio nei volumi V e VI delle Mémoires, gli unici due che ho letto. So che esiste una versione tradotta in inglese, disponibile in formato elettronico e dal costo esiguo.Il titolo è A family crime di Jacque Peuchet e tradotto da James Bair. Dello stesso traduttore c'è anche The diamond and the vengeance.Ma se masticate anche un po' di francese qui potrete trovare la versione scaricabile delle Mémoires volumi V e VI e qui i volumi III e IV.
Ci sono anche altri piccoli dettagli presi qua e là in altri resoconti. Ci sono, ad esempio, briganti e catacombe, un banchiere/armatore che, non potendo saldare nell'immediato un debito perché in attesa di un carico su una sua nave che non arriva, medita un suicidio e poi viene salvato in extremis da un brigante benefattore, e c'è la storia del corpicino di un neonato ritrovato nel giardino.
Ma questa storia la lascio per la prossima volta. Per oggi vi saluto qui.
 
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