sabato 14 dicembre 2013

Udolpho tra servette e damigelle



Ann Radcliffe, I misteri di Udolpho, 1794.
Opera in quattro volumi.


Jean-Etienne Liotard, La ragazza del cioccolato, 1744-1745.

Secondo volume

So far:

Emily è stata condotta via dalla sua Francia in un'Italia piena di personaggi eccessivi nelle loro passioni. I suoi affetti più cari sono morti o sono stati allontanati da una zia malvagia e stolta che, tanto per non smentire la sua incapacità di farsi un buon giudizio sulle persone, sposa un italiano, il Signor Montoni, cattivo come il male assoluto e crudele come il diavolo. Il Signor Montoni trascina le sue relazioni acquisite in giro per l'Italia, fino a segregarle nel castello di Udolpho, nel bel mezzo degli Appennini.
Qui, tra lugubri interni semi diroccati, Emily è sola, lasciata in balia di una giovane e simpatica cameriera: Annette, donnina dalla fervida immaginazione, un po' superstiziosa e parecchio loquace.

Frontispizio di Les Mystères d’Udolphe,
 1798, Tomo II, via wikipedia
Annette è un piccolo gioiello nella rosa un po' stereotipata dei personaggi. Non che dimostri di essere meno tagliata e sagomata rispetto agli altri, ma rappresenta un alter ego perfetto della sua giovane signora. Senza contare il suo ruolo di eccellente espediente narrativo, sempre lì a fomentare il pathos orrorifico.

Emily cerca di restare razionale, di ragionare lucidamente e raddrizzare la mente troppo fervida della piccola servetta.
Annette si abbandona alla fantasia più feconda: crede a tutte le storie di fantasmi che sente (e, naturalmente, le riferisce), vede e prevede apparizioni, si abbandona a scenate isteriche e contagia alla fine anche la sua signora.

Emily non osa chiedere spiegazioni a nessuno per non sembrare indiscreta.
Annette, con la solita allegra leggerezza che caratterizza le servette, chiede, osserva, spia e riferisce senza freni. Anzi, non riesce proprio a starsene zitta e la sua signora più volte è costretta a interromperla, persino a farla tacere bruscamente, affinché non sveli segreti che aveva promesso di mantenere.

L'effetto che si ha è quello che anche Walpole cercava di ottenere con l'avvicinamento di personaggi ingenui e personaggi più seri, come gli dettava l'esempio di Shakespeare (vedete qui, se non avete idea di che cosa si stia parlando : ) ); solo che la Radcliffe ha studiato meglio la cosa e mentre Walpole lasciava un po' perplessi nel suo tentativo, la Radcliffe ci riesce bene, spesso ci fa proprio sorridere, se non ridere. Un esempio:

Un tipo losco promette di far incontrare Emily con la zia rinchiusa in qualche remoto antro del castello, a patto che lei lo raggiunga di notte in un luogo deserto e per di più completamente sola. Al che, Emily si interroga: "Perché questo tizio di cui non mi fido mi vuole per forza sola?"

- Perché! Questo è quello che gli ho chiesto io stessa, signorina. Gli ho detto: "Perché la mia giovane Signora dovrebbe venire da sola? Sicuramente io posso venire con lei! Quale male potrebbe mai fare la mia presenza?" Ma lui ha detto: "No - No - Ti dico di no" in quel suo modo burbero. "Beh, - ho detto io - mi sono state affidate confidenze importanti almeno quanto questa e sarebbe proprio il colmo se IO non riuscissi a mantenere un segreto, suvvia." Ma ancora, non diceva altro che "No - No - No". " Oh - ho detto, se solo tu mi dessi fiducia, ti direi un grande segreto che mi è stato confidato un mese fa e su cui non ho ancora aperto bocca con nessuno. Vedi, non devi aver paura di dirmelo." Ma niente, non c'è stato modo di dissuaderlo. [...]  Ma io lo so, Signora, chi vedrete.
- Chi te lo ha detto, Barnardine (il losco figuro, nda)?
- Eh, no, signorina, non me lo ha detto lui.

Emily chiese chi glielo avesse mai detto, ma Annette dimostrò fino in fondo come lei sapesse davvero mantenere un segreto.


È o non è un piccolo capolavoro, la nostra Annette?






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