sabato 24 maggio 2014

Signori, ecco a voi la scena



Gabriele D'Annunzio, Il piacere, 1889.


Palazzo Zuccari, residenza di Andrea Sperelli.
So far: Il conte Andrea Sperelli-Fieschi d'Ugenta apre la scena. Aspetta nei suoi locali del palazzo Zuccari la sua vecchia amante che non vede da due anni. E per ingannare il tempo, si guarda intorno, si abbandona ai ricordi, cullato dalla presenza di oggetti che hanno partecipato in modo misterioso all'effusione delle gioie passate.

Nel Piacere, la scenografia acquista un ruolo di primo piano non solo per il lettore che guarda la scena, ma, soprattutto, per lui, l'esteta che trae piacere dal bello che lo circonda. Ma lui, Andrea Sperelli, non è il semplice spettatore di tanta bellezza. Quale perfetto esempio di esteta, lui la modifica, lui la ricrea negli oggetti che lo corcondano. E così:
Tutti quegli oggetti, in mezzo a' quali egli aveva tante volte amato e goduto e sofferto, avevano per lui acquistato qualche cosa della sua sensibilità. Non soltanto erano testimoni de' suoi amori, de' suoi piaceri, delle sue tristezze, ma eran partecipi. [...] Per la natura del suo gusto, egli ricercava negli amori un gaudio molteplice: il complicato diletto di tutti i sensi, l'alta commozione intellettuale, gli abbandoni del sentimento, gli impeti della brutalità. E poiché egli ricercava con arte, come un estetico, traeva naturalmente dal mondo delle cose molta parte della sua ebrezza. Questo delicato istrione non comprendeva la comedia dell'amore senza gli scenarii.
Gli oggetti alimentano il suo piacere e allo stesso tempo se ne impregnano, quasi divenissero marchiati di quel sentire  intenso che il protagonista vive. In questo modo, essi acquistano ancora più valore sulla scena perfetta che diventa la Vita. D'Annunzio, allora, trova fondamentale descrivere la scenografia, affinché anche il lettore riviva un po' di quella magia incantatrice che rende così preziosa l'esperienza sensuale. A braccetto di Andrea Sperelli, guardiamoli, allora, questi oggetti di piacere.

Il tappeto persiano  del XVI secolo dai colori serici.
 
Persia centrale, Metà del XVI sec., Età Safavid.
Tappeto Persiano “ISFAHAN”.
Immagine da Oltre il muro
 I vasi delle rose, con il lungo collo dorato e la forma a giglio del calice, simili a quelli che si vedono sul fondo del tondo di Botticelli, alla Galleria Borghese.


La vergine del Botticelli, tratta da qui.

Candele attorte di color arancio molti intenso:
 


No, non sono "attorte", ma mica facile trovarle sul web! Probabilmente non vanno più.

E il piccolo specchio appeso al fianco del caminetto? Bellissimo non tanto per quella cornice dai disegni dorati e ben lavorati, quanto per quel colore antico che gli specchi acquistano, per quella superficie "offuscata e maculata che aveva apparenza d'un'acqua torba, un poco verdastra", simile a quella di questo specchio:
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Ed ancora: il servizio per il tè in maiolica di Castel Durante, che doveva essere simile a questo:

Zoan Maria Vasaro da Casteldurante (Casteldurante, 1510-20 ca)
Leda e il Cigno.
E poi le rose:


Rose ovunque, rose mature che perdono petali come fossero fiocchi di neve, che ricoprono i tappeti, che vestono il corpo dell'amante, che espandono il loro profumo come fosse incenso.

Colori, sensazioni, persino testure che sfiorano non solo gli occhi.

Molti altri oggetti riempiono l'alcova di Andrea Sperelli. Purtroppo Google non sembra trovarvi il fascino che ci vedo io e le mie ricerche di alcuni mobili, ad esempio, sono state infruttuose. Eggià, se volete vedervela, la scena completa, mi sa che vi tocca proprio leggervelo, questo Il piacere.



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