Gabriele D'Annunzio, Il piacere, 1889.
La pianista, Giovanni Boldini (1842-1931). |
E questa non ve la posso far perdere. Perdonate se torniamo un attimo sui nostri passi, solo il tempo di un paio di "canzoncine".
Ma prima, vi spiego.
Il piacere è un'opera sensoriale, se vogliamo usare un termine un po' inconsueto. Ma, del resto, tutte le opere che si definiscono estetiche dovrebbero esserlo. Dovrebbero essere capaci di stuzzicare i sensi, avvolgerli e farli risuonare, fino ad inspirare il sentimento che si riconosce nel Bello. Ed è questo che D'Annunzio fa. Il Bello sgorga dalla narrazione sottoforma di sensazioni non solo visive, ma anche olfattive e sonore. Le profusioni odorose delle rose che invadono ogni spazio, la sensazione tattile della pelle di dame simile ai petali vellutati, la musicalità che si manifesta in più modi: quella della parola, che in alcuni tratti desta l'attenzione più che non l'episodio narrato, quella dei riverberi di suoni, di musiche, voci dagli accenti particolari.
E poi c'è la colonna sonora che caratterizza le sue avventure.
Elena Muti ammira Beethoven, sonata in do diesis minore.
E nelle sale dei ricevimenti cittadini echeggia la romanza di Schumann:
Che parla di accecamenti amorosi. (Se a qualcuno interessa, la traduzione la trovate qui)
Ma nell'eremo della purificazione, accanto a donna Maria, la musica prevalente è questa:
La Gavotte di Rameau. Quella che Donna Maria chiama "delle dame gialle".
Molte altre sono le impressioni sonore sparse per il romanzo. Sono voci, accenti, rumori e silenzi. Ma non starò qui a descrivere ciò che prima di me ha fatto D'Annunzio con tanta arte. Lascio ai curiosi andarsi a cercare il resto della colonna sonora de Il piacere.
E adesso sì che possiamo passare al confronto tra i due esteti: Dorian Gray e Andrea Sperelli!
sto finendo di leggere il Piacere , mi sono imbattuto casualmente nel Tuo Blog, a proposito proprio della Gavotta. Bellissima musica , non sembra di altro tempo. A me suscita sensazioni nuove e un trasporto verso immagini di colori indefinibili.D'Annunzio l'ho riscoperto da poco e penso che sia stato un grsnde poeta ,narratore , esteta che ha fatto della sua vita un modello inesauribile di ricerca del Bello della perfezione in tutti i campi della conoscenza . Potrebbe suscitare in noi quel fascino della perdizione .
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