martedì 10 luglio 2018

Reading in Progress: La Storia di Elsa Morante

Colonna sonora

Immagine da viv-it
Mentre La Storia si dipana negli anni della guerra e dell'immediato dopoguerra, in sottofondo si odono le eco delle voci, delle nenie popolari e delle canzonette,  tracce di una normalità che fioriscono qua e là in mezzo alla distruzione della guerra e a cui ci si aggrappa quasi inconsapevolmente.

Alcune di queste tracce hanno il sapore antico delle filastrocche popolari calabresi, terra d'origine della madre del piccolo protagonista:
Pecoraro magnaricotta
va alla chiesa e non s'inginocchia
non si cava il cappelletto
pecoraro maledetto.
Oppure:
E vota, navi, e gira, navi,
E la mia bella piangendu va:
"Levatimi a quellu portu,
Duvi mia mamma sta."
"Mamma mia carissima,
Riscattami di ccà!"
"Figlia mia carissima,
Quant'è 'ssu toi riscattu?"
"Tri leuni e tri barcuni
E tri culonni d'oru nci sta."
"È megghiu chi ti pirdissi,
Ca tant'oru mu si ndi va."
Altre volte, la musica che si diffonde nell'aria è quella dei motivetti della radio o dei dischi di un vecchio fonografo:


Il Vecchio Organin, probabilmente questo del 1938:


O ancora, questa Signora Illusione:


E poi ci sono le arie della Tosca accanto ai motivetti ballabili della radio nei bar.

A me piace molto questo modo di raccontare la storia: non solo i fatti, ma anche le suggestioni che si risvegliano grazie a una melodia vagabonda che ti segue per strada.
Nella scrittura della Morante, tutto diviene memoria, ricostruzione accurata di una storia viva che ormai noi, figli dei figli della guerra, non ricordiamo purtroppo più.





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