martedì 28 agosto 2018

Piccolo Spazio Pubblicità: Egisto, il bambino allevato da una capra

Giove bambino e un fauno nutriti dalla capra Amaltea, Gian Lorenzo Bernini

Ogni tanto mi ricordo di loro, i miei personaggi de Il sangue degli infanti. Non che sia facile scordarli, visto che anche in questo momento una loro storia mi sfarfalla in testa.
In ogni caso, aspettando la fine delle vacanze e il ritorno del mio lettore beta con i commenti al secondo racconto del ragazzo dall'occhio cieco, un po' per passare il tempo, un po' per divertimento, mi sono messa a spulciare i vecchi post del blog Anno Domini 500 e ho trovato la storia del mio personaggio preferito, che poi è anche quello principale. E ho deciso, pigra come sono, di copiarvelo e riproporvelo, non sia mai vi sia sfuggito.
Ecco qui: Egisto, il bambino allevato da una capra.

***

Io non sono brava a scegliere i titoli.
I miei titoli non sono evocativi, non attraggono l'occhio, non tramortiscono alla prima sbirciata. Insomma, non sono brava a dare titoli.

Quando proposi alla Delos i miei lavori, la prima cosa che mi fu detta fu: "Cambiamo il titolo".
Io non sarò brava con i titoli, ma non ne sono nemmeno gelosa, e quindi non faccio storie: se c'è da cambiare, cambiamo.
Ma poi, per Il sangue degli infanti, mi fu proposto qualcosa che richiamava un peccato. Non ricordo esattamente come sarebbe dovuto essere, ma di sicuro c'era un riferimento a un marchio di peccato che io, tonta come sono, non riuscivo a ricollegare al romanzo.

Fino a quando, per caso, ho capito.

Dovete sapere che il personaggio principale del romanzo, il ragazzo con un occhio cieco, viene da lontano.
In principio, doveva essere un personaggio minore in un altro lavoro abortito. In quel luogo narrativo, il ragazzo era un bambino con un passato già ricco di catastrofici episodi, il primo dei quali – la sua nascita e i primissimi mesi di vita – prende spunto da una testimonianza storica.
Adesso non fraintendetemi, non dico che il ragazzo con un occhio cieco sia un personaggio storico. Tutto di lui nasce dalla mia mente contorta: le sue esperienze, le sue peripezie, le sue dannazioni. Eppure, chissà perché, fin da subito ho trovato naturale associarlo a Egisto.
E chi è Egisto?, mi si chiederà più o meno a gran voce.
Egisto è una meraviglia, a sentir Procopio, il solito storico del VI secolo di cui spesso parlo.
Lui stesso, Procopio, volle andar a vedere con i suoi occhi questo miracolo di bambino che, abbandonato sulla strada di una città saccheggiata da una madre in fuga o forse rapita o uccisa, viene trovato e curato da una capra. La bestiola si prese cura del bambino, tenendolo al riparo da cani e animali selvatici e allattandolo come se fosse un suo capretto, fino a quando, passato diverso tempo, gli uomini e le donne tornarono alle loro case e ritrovarono bestia e infante vivi, vegeti e inseparabili.
Le donne che avevano partorito da poco si fecero subito avanti per allattare il piccolo sopravvissuto, ma appena tentavano di sottrarlo alle cure della capra, lei si avventava su di loro e le cacciava via a cornate. Il bambino, dal canto suo, non era meno docile e non ne voleva sapere di accostarsi al loro seno e tanto meno di nutrirsi del loro latte.
Alla fine, dopo qualche tentativo, gli abitanti della cittadina si arresero e si persuasero a lasciar il piccolo alle cure premurose della capra. Per questo il bambino fu chiamato Egisto, nome di origine greca comune anche tra i latini e che viene fatto derivare dalla radice del sostantivo "capra".

Questa è la storia di Egisto, il bambino allevato da una capra.
Questa è anche la storia del mio ragazzo con un occhio cieco, anche se nel romanzo è appena accennata e il bambino divenuto ormai adulto non si chiama più Egisto, perché crescendo gli sono successe tante cose, e quelle cose hanno lasciato molti segni su di lui. Uno tra i tanti, un nome nuovo.

Proprio a Egisto pensavo mentre, qualche tempo fa, mi tornava in mente la proposta di un titolo che alludesse a un marchio del peccato. E allora ho capito il fraintendimento: il ragazzo con l'occhio cieco, che in verità non è cieco, ma dotato della capacità di vedere ciò che striscia nell’invisibile, e per di più allevato da una capra... due più due fa quattro! La capra, bestia tradizionalmente legata al diavolo, che alleva un bambino con un occhio fatato: potrebbe tutto convergere verso qualche presunta eredità del Male? E potrebbe l’occhio essere un marchio di questa presunta eredità?

Certo, potrebbe venirne fuori un buon retroscena, in effetti...
Ma no, il nostro Egisto non viene allattato da una capra demoniaca, come sarebbe facile sospettare, ma da una buona e caparbia capretta domestica. E l’occhio cieco che vede oltre il reale non è un marchio del diavolo, o almeno il personaggio e la sua scrittrice non lo credono, per ora, ma un dono del Signore.

Confesserò che mi piace di più pensare alla capretta di Egisto come ad una novella Amaltea, la capra che si prese cura di Zeus bambino, piuttosto che come a un essere demoniaco. Ecco, forse, se si potesse, preferirei associare il ragazzo dall'occhio cieco a un dio greco, più che a un diavolo biblico.

Eppure, non per questo mancano diavoli e demoni nella storia.

***

Dalla volta prossima iniziamo le nuove letture e, come avevo accennato la volta scorsa, saranno gli investigatori ad aver la scena tutta per loro. Ma non investigatori a caso, bensì detective nati dalla penna di autori latini. Vediamo un po' se si sente la differenza con quelli anglo-americani?


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