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Libri |
Dopo aver letto tanto sulla guerra e, in particolare, sulla seconda guerra mondiale, una forte curiosità mi ha spinto a chiedermi: cosa si leggeva e, quindi, cosa si pubblicava durante quegli anni?
Seguendo questa mia curiosità quasi infantile, mi sono andata a cercare la lista delle pubblicazioni degli anni che vanno dal 1939 al 1943 (ultimo anno ufficiale della guerra per l'Italia) e mi sono detta: perché non far finta di essere una lettrice di quel periodo? Tanto per vedere il vento che spirava, cosa interessava al pubblico, il gusto dell'epoca.
Wikipedia mi ha dato una mano ed ecco qua: mi ha fornito su un piatto d'argento le liste di pubblicazione anno per anno. Certo, i titoli non sono numerosi come lo sono al giorno d'oggi, che a quanto pare in un solo anno si pubblica più di quanto si possa leggere in dieci - stima personale e del tutto inaccurata -, ma anche così un qualsiasi lettore forte non ha di che lamentarsi.
Mia intenzione era scegliere un titolo per anno, seguendo l'impulso del momento, senza grandi aspettative.
Non negherò di aver avuto parecchie sorprese da questo esercizio abbastanza insensato. Sorprese di cui, naturalmente, vi parlerò dettagliatamente.
Tuttavia, prima di iniziare con la mia lista di letture della guerra, vorrei ricordare un paio di cose.
La maggior parte dei romanzi pubblicati in questo periodo non ha espressamente come argomento la guerra. Eppure essa è sempre presente. Spesso le opere, pur svolgendosi intorno ad argomenti estremamente lontani dal conflitto, nascono dalla riflessione su di esso. Che sia il sentimento nichilista dei grandi esistenzialisti o il rigurgito anti-militarista che appare e scompare e risulta appena accennato in altri, l'effetto della guerra si sente e come!
Un'altra cosa che è importante ricordare è che molti di questi libri, per essere pubblicati, dovevano passare il controllo di una certa censura. E non mi riferisco solo a quella all'apparenza più rigida dei regimi fascisti e nazisti o bolscevichi, ma anche di quella di popoli più democratici, come quello americano.
Racconta John Steinbeck, nella sua introduzione a C'era una volta una guerra, raccolta di articoli scritti durante la sua carriera di inviato di guerra per la stampa americana, che una certa censura c'era anche da quelle parti. E non solo quella degli organi di controllo della stampa, che correggevano e cancellavano tutti i riferimenti geografici, affinché i nemici non potessero indovinare posizioni e manovre di guerra degli alleati. Il giornalista stesso diveniva il suo primo censore.
Il compito dei giornalisti di guerra era fondamentale in patria, laddove la lontananza e la scarsità di notizie sicure correva sempre il rischio di destabilizzare il morale del "fronte interno". Per questo gli inviati di guerra consideravano come un proprio dovere quello di evitare a tutti i costi di minare l'entusiasmo dell'opinione pubblica americana con notizie eccessivamente scoraggianti, anche quanto queste lo erano per davvero. Da questa auto-censura nascevano notiziari di guerra non solo edulcorati, ma persino fuorvianti rispetto alla realtà della guerra. E vogliamo che una simile operazione non si attuasse anche nei romanzi dell'epoca?
Detto questo, inizieremo dalla prossima volta con il romanzo della lista del 1939. Se vi va, andatevela a sbirciare, la lista, e cercate di indovinare con che cosa vi assillerò.
Fra i corrispondenti di guerra c'era anche Virgilio Lilli, l'autore di Penna vagabonda. Ho due libri di suoi racconti presi dal fronte.
RispondiEliminaScusa del ritardo con cui ti rispondo, Daniele!
EliminaVirgilio Lilli, un altro autore da segnarsi, allora.
Grazie per il nome!